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MILAN IMAGING 2006: gli esperti dell’imaging riuniti a Milano

Placca coronarica - Stenosi 70%


I maggiori esperti mondiali si riuniscono all’Università Vita-Salute San Raffaele per il primo Congresso internazionale sulla diagnostica cardiovascolare per immagini

“Non c’è alcun dubbio che la diagnostica per immagini stia aprendo orizzonti finora inimmaginabili alla cardiologia: la continua, costante evoluzione di metodiche e strumentazioni ci consente già oggi una valutazione diagnostica e prognostica dei pazienti con malattia cardiovascolare con un margine di definizione altissimo”.

Con queste parole Attilio Maseri, professore di Cardiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, ha aperto la tre giorni di lavori che vede per la prima volta riuniti in Italia, per volontà della Federazione Italiana di Cardiologia e dell’American College of Cardiology, i massimi esperti mondiali dell’imaging cardiovascolare. “Siamo qui – ha detto Maseri - per cercare di capire come sta cambiando la diagnostica, e quali strade ci farà percorrere. È una sfida importante, quella che ci attende, e coinvolge sia i medici sia le istituzioni sanitarie, le quali potranno, proprio grazie alla diagnostica per immagini, impostare politiche sanitarie di prevenzione e cura efficaci sul piano clinico ed ottimali su quello della gestione economica”.

I numeri della patologie cardiovascolari sono esorbitanti, e sono le prime cause di mortalità generale: “Nel mondo le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte” ha ricordato Maseri. “Negli Stati Uniti sono quasi 70 i milioni le persone affette da malattie cardiovascolari – malattia coronarica, ictus, scompenso cardiaco, cardiopatie congenite, ipertensione. In Italia esse sono responsabili del 44% di tutti i decessi: in particolare, la cardiopatia ischemica è la causa del 28% di tutte le morti, mente gli eventi cerebrovascolari sono al terzo posto col 13%, subito dopo i tumori”.


Al convegno è stato ricordato che chi sopravvive ad un attacco cardiaco diventa un malato cronico. E se la malattia modifica la qualità della vita, comporta notevoli costi economici per la società. In Italia la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille (dati Istat), e gli ultimi dati disponibili dicono che circa il 23% della spesa farmaceutica (pari all’1,34% del prodotto interno lordo), è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare (Relazione sullo stato sanitario del Paese, 2000). Nel 2004, nei soli Stati Uniti la spesa economica stimata per le malattie cardiovascolari è stata di 368 miliardi di dollari. Russia, paesi dell’Europa dell’est e Cina hanno ora la più alta incidenza di morti per malattie cardiovascolari. Per contro, si stima che la vita media dell’uomo si allungherebbe di sette anni se si eliminasse la malattia cardiovascolare.

“Con l’aumento della prevalenza della malattia coronarica” ha aggiunto Maseri in apertura del congresso, “i cardiologi hanno compreso il ruolo fondamentale dei test diagnostici. I continui progressi nel campo della tecnologia medica e della ricerca clinica spostano costantemente in avanti il confine delle potenzialità dei test diagnostici, per immagini e non. Cosa vera soprattutto per la cardiologia, dove la scelta delle metodologie d’indagine include numerose e diversificate tecnologie in continuo divenire”. Come possono dunque gli operatori sanitari tenere il passo con i progressi tecnologici?

“Siamo qui per interrogarci e darci, se non delle risposte certe, sicuramente delle indicazioni precise” ha proseguito Maseri, che ha elencato una serie di punti fondamentali della sfida cui sono chiamati i cardiologi: “Gli esperti nelle varie tecnologie e metodologie diagnostiche hanno il dovere di collaborare e non di competere, devono essere sviluppati servizi clinici e procedure diagnostiche comuni, ed i futuri specialisti della diagnostica cardiovascolare devono essere addestrati ad utilizzare i diversi metodi diagnostici a disposizione”.

Punti ripresi e sviluppati anche da Pamela S. Douglas, Past-President dell’American College of Cardiology nella sua lettura introduttiva: “La sfida e la promessa dell’imaging si basa anzitutto sulla valutazione degli impatti clinici dei test e sull’utilizzo di linee-guida diagnostiche, atte a comparare tra di loro le vari metodiche applicabili ad una determinata situazione clinica”.

“Solo incoraggiando con forza la formazione di network collaborativi negli ambiti della ricerca clinica, di base ed epidemiologica” ha concluso Maseri, “con al loro interno come componenti integranti esperti di diagnostica cardiovascolare per immagini, potremmo dire di avere accettato la sfida e di aver portato a casa il risultato.”

“Milan Imaging 2006” è alla sua prima edizione e conta di diventare un appuntamento annuale, realizzato sempre in collaborazione tra Federazione Italiana di Cardiologia, American College of Cardiology e Università Vita-Salute San Raffaele. Tra gli esperti presenti: A. Jamil Taijk, Mayo Clinic (USA); James Thomas, Cleveland Clinic (USA); Paolo Camici, Hammersmith Hospital, Londra; Sabino Iliceto, Università di Padova; Stefan Neubauer, Università di Oxford; Dudley Pennell, Brompton Hospital, Londra: Stephan Achenbach, Università di Erlangen; José Zamorano, Università di Madrid; Antony DeMaria, Università della California.

Redazione MolecularLab.it (04/10/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: imaging, diagnostica
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