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Composti chimici che alterano lo sviluppo neurologico

Cortex neurale


Il cervello in via di sviluppo è molto sensibile a interferenze da parte di sostanze estranee


L’esposizione nel periodo fetale e nella prima infanza anumerose sostanze chimiche presentio nell’ambiente può condurre a un anomalo sviluppo neurologico a livello cerebrale, favorendo l’insorgenza di un ampio spettro di disturbi, dal deficit di attenzione all’autismo al ritardo mentale. È quanto risulta da uno studio condotto da ricercatori della Harvard School of Public Health e della Mount Sinai School of Medicine pubblicato oggi sulla versione on line della rivista The Lancet.
I ricercatori hanno identificato 202 composti chimici in grado di esplicare questi effetti, ma considerato il numero di nuove sostanze chimiche oggi molto diffuse nell’ambiente non escludono che il loro numero possa essere superiore, considerato che da esperimenti sul topo risulta che in questo modello animale le sostanze con un’analoga azione dannosa sono circa mille.
Per svolgere la loro analisi i ricercatori sono partiti dalla considerazione di cinque sostanze – piombo, metilmercurio, arsenico, PCB e toluene – per le quali esiste una documentazione inoppugnabile della loro tossicità sullo sviluppo cerebrale umano, per tracciare quindi dei profili di rischio sulla base di dati relativi alla tossicità a livello cerebrale su adulti e su bambini.
Il cervello in via di sviluppo è molto più sensibile del cervello adulto a interferenze da parte di sostanze estranee, che spesso possono esplicare la loro azione in un primo tempo in modo sub-clinico e difficilmente rilevabile.
Gli autori osservano anche che quasi tutti i bambini nati fra gli anni sessanta e gli anni ottanta sono stati esposti al piombo usato come additivo nella benzina e che essaminando i dati relativi al quoziente intellettivo per i nati in quel periodo si è notato, rispetto a periodi precedenti, quasi un dimezzamento del numero di soggetti con QI superiore a 130 e una crescita del numero di quelli con QI inferiore a 70.
Gli autori concludono con un appello affinché vengano predisposte norme volte a tutelare l’infanzia dall’esposizione a simili sostanze pericolose.

Fonte: Le Scienze (20/11/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: cervello
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