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 Home > Vacanze > Estate2003 - Sharm El Sheik
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Il Deserto del Sinai

Il nostro approccio con il deserto è stato intimo e forse un po' avventato...
A differenza degli altri, abbiamo optato per un programma fuori orario.
Siamo, infatti, partiti dall'hotel alle 21.00 con l'idea di voler vedere le stelle da un posto non illuminato, godendo appieno della meraviglia che stava sopra di noi, ma così coperto e nascosto dalle luci della città..
Essendo solo noi tre, su un furgoncino, nella notte eravamo un po' preoccupati, soprattutto quando siamo entrati in un cortile non illuminato pieno di quad (moto a 4 ruote), dove c’era un gruppo di persone coperte dal buio che parlottavano tra loro...
Ma dopo aver cercato di contrattare (non riuscendoci) il prezzo di tre kefie, abbiamo coraggiosamente cavalcato le nostre moto: una per Sara e Madda ed una per me, anche se dopo un pausa da noi non prevista, la guida è salita con Sara, e Madda invece è venuta con me.
Divertente è stato il tragitto nel deserto, per strade invisibili (tanto che io e Madda accecati dalla polvere della moto di Sara, avendo perso il percorso fatto dalla loro moto, abbiamo fatto una deviazione... verso il baratro..) tra montagne di roccia e sabbia e qualche sporadico albero.
Ci siamo fermati in uno spiazzo dove una bambina ci ha invitati al bazar ed a prendere qualcosa di fresco (il che ci ha dato l'idea di un programma troppo turistico e commerciale), nel silenzio più assoluto del deserto. Poi una ragazza comparsa dal buio ci ha chiesto se volevamo fare un giretto (di 20 mt di diametro), sul cammello. Dopo ci siamo fermati (quasi a riflettere) con questa famiglia: un anziano vestito di bianco con viso scoperto, sua moglie con una tunica nera molto coprente... e i loro bambini di circa 4 - 8 - 15 anni rispettivamente. Il più piccolo dormiva accovacciato su un largo tappeto, cullato dalla luna e da centinaia di stelle. La più grande invece ha chiacchierato con noi, in un italiano stentato imparato dai turisti; abbiamo discusso della discoteca (così fuori luogo..), costruita li vicino con i suoi fari di luce, ed indirettamente del fascino della vita occidentale, con le sue opportunità e ricchezze, ma anche con le sua perdita delle origini.
Poco dopo siamo ripartiti per strade che sarebbero potute essere le stesse di prima, se non fosse che ci stavamo avvicinando di più alle montagne rocciose. Ad un certo punto ci si ferma e pensiamo che stia per fare una camminata nel deserto, illuminati solo dalla luna, quasi a metà. Invece vediamo che la guida parla con un giovane beduino, che ha una candela, e che ci guida verso un’entrata di un sotterraneo, a prima vista. Siamo un po' preoccupati di quel che ci potrebbe accadere.. ma seguiamo la guida e l'altra persona. Se non che, arrivati poco dentro a questo cunicolo la luce si spegne.. lasciandoci soli, al buio dentro questa grotta… Vengono infine a soccorrerci: tre metri più avanti ci sarebbe stata l'uscita.
Ci fanno accomodare su dei tappeti stesi, e poco dopo, arriva con il famoso the beduino.. Preoccupati un po' per l'origine dell'acqua, beviamo non pensando alle possibili contaminazioni batteriche (in stile dissenteria, tanto per capirsi..). Era molto dolce, non filtrato ma buono. Ne beviamo un altro bicchiere, dopo il quale ci viene portato il narghilè... Succede che quindi impariamo anche a “pippare”... appurando che le tonalità della mela nascondevano il saporaccio del tabacco. Impariamo anche come si usa la kefia, ed il modo con cui viene "montata" per coprirsi il viso (cosa utile dato che durante la motorata succedeva spesso che si smontasse facendoci arrivare in viso valanghe di polvere...).
Paghiamo per quanto ricevuto e cambio al beduino 5 € in moneta che aveva, in carta.
Ripartiamo dunque per la Valle dell'Eco. Dove si arriva in fretta. Siamo tra due catene di montagne, dove per montagne intendo dei grossi cumuli di terra-roccia alti un centinaio di metri, aguzze e ben diverse da morbide colline. In realtà siamo anche davanti alla discoteca incriminata.. Attorno alla quale sono spuntati come funghi appostamenti di beduini per far fare un giro sul cammello ai turisti.
Non ci resta che urlare, ed è quello che facciamo, constatando come le nostre voci si propagassero tra più montagne, come se la risonanza non fosse solo tra noi e le montagne, ma tra le varie creste di più montagne.
E poco dopo questi "sfoghi".. Ritorniamo verso il deposito delle moto, ammirando per l'ultima volta le creste delle montagne così nere su un cielo pesante di stelle ed illuminato da questa mezza luna così nitida e pulita.

Webmaster Riccardo Fallini