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Uno studio mostra che i tardigradi sopravvivono nello spazio

Una sonda analizza atmosfera di un pianeta


Grazie alla loro grande resistenza alle temperature estreme, all'essiccamento, e alle radiazioni, i tardigradi sono in grado di sopravvivere, in condizione di stasi, nello spazio

Secondo una nuova ricerca condotta da scienziati europei, microscopici animali chiamati "orsetti d'acqua" sono in grado di sopravvivere all'inclemente ambiente dello spazio esterno.

L'ambiente spaziale è estremamente ostile alla maggior parte delle forme di vita, le temperature sono prossime allo zero assoluto (-273°C), c'è il vuoto e alti livelli di radiazioni provenienti dal sole e dalle stelle. Finora, alcuni batteri e licheni avevano dimostrato la capacità di sopravvivere nello spazio. Tuttavia, fino ad ora, nessun animale era stato esposto a queste condizioni.

Scrivendo sulla rivista Current Biology, ricercatori tedeschi e svedesi spiegano come hanno messo alla prova questi piccolissimi animali chiamati tardigradi.

I tardigradi, chiamati anche "orsetti d'acqua", sono piccoli animali invertebrati lunghi fino a 1,5 mm che si trovano solitamente in ambienti umidi, come i licheni umidi e i muschi. Questi ambienti tendono a seccarsi e i tardigradi hanno sviluppato la capacità di sopravvivere a lunghi periodi di essiccamento, che possono durare anche molti anni.
Inoltre, queste resistenti creature sono in grado di sopportare condizioni estreme di caldo, freddo e radiazioni. Queste caratteristiche significano che hanno migliori possibilità di sopravvivere nello spazio rispetto agli altri.

Campioni essiccati di due specie di tardigradi sono stati lanciati nello spazio nel settembre del 2007 a bordo della missione FOTON-M3 dell'Agenzia spaziale europea (ESA). Per 10 giorni essi hanno sfrecciato attorno al pianeta in una bassa orbita terrestre, tra 258 e 281 km sopra il livello del mare.

Durante questo periodo, sia adulti che uova di tardigradi sono stati esposti al vuoto dello spazio, oltre che alle radiazioni UV e alle radiazioni cosmiche. Al loro ritorno sulla Terra, i campioni sono stati reidratati e gli scienziati hanno seguito i loro progressi per vedere se sopravvivevano e se si riproducevano.

I campioni che erano stati esposti soltanto al vuoto, una volta reidratati, prosperavano. Tuttavia, la mortalità era altra nei campioni che erano stati danneggiati dalle radiazioni solari. Ciononostante, alcuni esemplari non soltanto sopravvivevano, ma addirittura si riproducevano con successo, malgrado il fatto di essere stati esposti a livelli di radiazioni UV 1000 volte superiori a quelle che si trovano sulla superficie della Terra.

"Come questi animali siano in grado di ridare vita al proprio corpo dopo aver ricevuto una dose di radiazioni UV di oltre 7000 kJm-2 in condizioni di vuoto spaziale [...] rimane un mistero," hanno scritto i ricercatori.

I meccanismi che permettono agli "orsetti d'acqua" di sopravvivere a livelli di radiazioni che danneggerebbero irreparabilmente il DNA degli esseri umani, devono essere ulteriormente studiati. I ricercatori ipotizzano che questi possano includere in primo luogo speciali meccanismi che prevengono i danni al DNA, e poi un efficiente sistema di riparazione del DNA.

Approfondimenti: Tardigrades in Space (TARDIS)

Redazione MolecularLab.it (12/09/2008)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag: tardigradi, spazio
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