Feed RSS: Molecularlab.it NewsiCalendar file
Categorie

L'inizio di una nuova «diplomazia della scienza» con l'Africa?

Bioinformatica


L'Africa è stanca di inutili elemosine dall'Occidente ed è invece in cerca di aiuto per contribuire a rafforzare la sua base di ricerca in modo tale che sia possibile utilizzare la s

L'Africa è stanca di inutili elemosine dall'Occidente ed è invece in cerca di aiuto per contribuire a rafforzare la sua base di ricerca in modo tale che sia possibile utilizzare la scienza per promuovere lo sviluppo: è quanto sostiene Aida Opoku-Mensah, responsabile dell'unità «Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC)» e della divisione «Scienza e tecnologia» presso la commissione economica delle Nazioni Unite per l'Africa.

Il 26 giugno, in occasione di un pranzo di lavoro cui hanno partecipato deputati del Parlamento europeo e rappresentanti delle ambasciate, dell'industria, della Commissione europea e delle organizzazioni non governative (ONG), la conversazione si è concentrata sulle eventuali iniziative che l'Europa potrebbe intraprendere per rafforzare la «Scienza in Africa». L'incontro è stato sponsorizzato dall'europarlamentare polacco Jerzy Buzek.

Tra le idee proposte figurava la creazione di uffici a Bruxelles e Addis Abeba (Etiopia), l'instaurazione di legami più stretti tra responsabili politici nell'ambito della tecnologia e dello sviluppo e il sostegno alla costruzione di infrastrutture. Tali proposte verranno discusse più approfonditamente a una conferenza che si terrà a Addis Abeba nel marzo 2008.

L'ospite d'onore Aida Opoku-Mensah ha dichiarato al Notiziario CORDIS che, prima di questa iniziativa, considerava le iniziative europee volte ad aumentare la collaborazione scientifica con l'Africa come «scarse e rare».

L'Europa intrattiene con l'Africa del Nord legami più stretti che con l'Africa sub-sahariana, probabilmente perché nell'Africa settentrionale è presente un maggior numero di università affermate. «Ora la sfida è raggiungere le aree meno attraenti, perché sono proprio queste le più importanti, come dimostra il ruolo svolto dalla scienza nello sviluppo. Benché se ne riconosca la necessità, nessuno è disposto a effettuare investimenti in questo senso», ha dichiarato al Notiziario CORDIS.

Su scala globale, diversi vertici ad alto livello hanno evidenziato l'importanza della scienza per l'Africa, tra cui il vertice mondiale del millennio 2005, il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile e il progetto del millennio delle Nazioni Unite del 2005 sull'innovazione. Tuttavia, resta ancora molto da fare.

L'Africa è tuttora oggetto di una costante fuga di cervelli: ogni mese, in Sudafrica, lasciano il paese oltre 300 infermiere specializzate; in Zambia, negli ultimi anni, il personale medico è diminuito di quattro volte, mentre negli ultimi 50 anni sono emigrati oltre 45 000 scienziati egiziani.

Il risultato di questo esodo sono sistemi nazionali limitati non in grado di sfruttare le opportunità tecnologiche, strutture di gestione carenti, infrastrutture elementari e mancanza di risorse umane. I problemi sono acuiti da una mancanza di investimenti che costringe i ricercatori a lavorare in condizioni inadeguate e in università scarsamente attrezzate che devono limitare il loro insegnamento alla teoria.


L'Occidente ha danneggiato l'Africa ignorando questi problemi o non fornendo l'aiuto adeguato. In alcuni casi, anche le politiche occidentali sono state deleterie per l'Africa. «L'accesso alle [...] tecnologie è molto limitato a causa del regime brevettuale e di proprietà intellettuale o della sua mancanza. Gli equivalenti generici dei farmaci antiretrovirali, ad esempio, potrebbero essere sviluppati in Africa, ma la loro produzione è ostacolata dal regime brevettuale e di proprietà intellettuale», ha dichiarato Aida Opoku-Mensah, in un discorso che al pranzo avrebbe dovuto essere pronunciato dal Sottosegretario generale dell'ONU Abdoulie Janneh.

«È assodato che, a livello globale, siamo ancora lungi dal realizzare un partenariato che si basi sulle nuove S&T [scienze e tecnologie] per affrontare i problemi dei poveri», ha proseguito Aida Opoku-Mensah. «Le politiche dei paesi sviluppati continuano a negare ai sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo i farmaci salvavita necessari per combattere l'AIDS, la malaria e la tubercolosi. Inoltre, si investe troppo poco nella ricerca sulla messa a punto di soluzioni biomediche ai problemi sanitari del mondo in via di sviluppo, soprattutto in Africa».

La soluzione? Secondo Declan Kirrane, direttore generale di Intelligence in Science (ISC), da cui è stato organizzato il pranzo di lavoro, si potrebbe iniziare dall'aumento del flusso di informazioni tra l'Europa e l'Africa, dal contatto tra gli scienziati e dalla promozione di migliori pratiche

Analogamente a quanto fatto da CORDIS in Europa, gli uffici di Bruxelles e Addis Abeba potrebbero fornire un servizio di assistenza per accrescere la collaborazione tra i ricercatori delle due regioni, aprire canali di comunicazione, favorire la ricerca di partner e fornire informazioni su quanto avviene in Europa e in Africa. «L'ufficio si occuperebbe sostanzialmente della carenza di informazioni. "A chi rivolgersi?" è la domanda a cui si deve saper rispondere», ha affermato Kirrane.

L'idea ha ricevuto l'approvazione dell'onorevole Buzek, il quale ha proposto che gli eurodeputati esaminino le disposizioni e le iniziative esistenti per verificare che non vi siano duplicazioni. Se l'esito dell'analisi sarà favorevole, si potrà proporre ufficialmente l'istituzione dell'ufficio in occasione della conferenza di marzo 2008.

L'europarlamentare slovena Romana Jordan Cizelj ha sottolineato che l'UE, da sola, non può affrontare i problemi che affliggono l'Africa e ha chiesto agli Stati membri di rafforzare i legami con i ricercatori africani. La deputata ha inoltre sottolineato l'importanza di instaurare legami più stretti tra chi si dedica alla politica di sviluppo e chi si concentra sulla tecnologia, nonché tra i due bilanci separati. «I due gruppi ragionano in maniera diversa. Occorre una cooperazione a lungo termine, che gioverebbe tanto all'UE quanto ai paesi terzi», ha affermato.

Il tema dello sviluppo è stato ripreso anche dall'eurodeputata italiana Pia Locatelli. «Nella politica di sviluppo rientra il sostegno alle infrastrutture, che in questo caso potrebbe andare all'infrastruttura di ricerca», ha dichiarato. In Africa un miglioramento in questo campo potrebbe ridurre la fuga di cervelli, ha spiegato.

Rudolf Meijer, rappresentante della DG Ricerca della Commissione europea, ha ribadito la necessità di sviluppare le capacità in Africa aggiungendo che i programmi di ricerca dell'Unione europea possono offrire un contributo ma non possono essere l?unico strumento utilizzato a tal fine.

Uno dei nuovi strumenti introdotti nell'ambito del Settimo programma quadro (7PQ) è INCO-Net, volto a riunire decisori politici e parti interessate di una certa regione o di un determinato gruppo di paesi con i partner UE. Rudolf Meijer si è detto certo che verrà creato uno strumento INCO-Net per l'Africa.

Meijer ha parlato anche del portale europeo della mobilità, che fornisce informazioni sulle opportunità presenti negli altri Stati e sull'aspetto pratico del trasferimento in tali paesi. Il programma «Marie Curie», inoltre, finanzia la mobilità dei ricercatori, ed è dotato di un meccanismo inteso a sostenere il ritorno del ricercatore o della ricercatrice nel rispettivo paese d'origine.

I paesi terzi possono partecipare al 7PQ, ma l'onorevole Buzek ha affermato che nel caso dell'Africa questa opportunità non è sufficiente. Per incoraggiare la partecipazione sono necessari incentivi particolari, come un programma volto a promuovere il coinvolgimento di questi paesi, ha affermato.

Altri partecipanti hanno proposto di introdurre iniziative finalizzate a sviluppare una cultura della scienza in Africa, istituendo un Forum parlamentare euroafricano che dovrebbe riunirsi due volte l'anno e incoraggiando il trasferimento di conoscenza in entrambe le direzioni, nonché all'interno dell'Africa.

Sono già stati avviati sforzi per promuovere una più stretta collaborazione all'interno dell'Africa. Non ci si può aspettare che un paese piccolo come il Togo aumenti massicciamente i propri investimenti nella ricerca. Tuttavia, collaborando con altri paesi di piccole dimensioni e creando gruppi, i paesi più piccoli diventeranno partner più attraenti per la ricerca collaborativa, ha dichiarato Aida Opoku-Mensah al Notiziario CORDIS.

L'onorevole Buzek ha concluso accogliendo con favore l'inizio di una «nuova diplomazia della scienza», che spera di sviluppare ulteriormente ad Addis Abeba nel marzo 2008.



Fonte: Cordis (02/07/2007)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: Africa, INCO-Net, Europa, ricerca
Vota: Condividi: Inoltra via mail

Per poter commentare e' necessario essere iscritti al sito.

Registrati per avere:
un tuo profilo con curriculum vitae, foto, avatar
messaggi privati e una miglior gestione delle notifiche di risposta,
la possibilità di pubblicare tuoi lavori o segnalare notizie ed eventi
ed entrare a far parte della community del sito.

Che aspetti, Registrati subito
o effettua il Login per venir riconosciuto.

 
Leggi i commenti
Notizie
  • Ultime.
  • Rilievo.
  • Più lette.

Evento: Congresso Nazionale della Societą Italiana di Farmacologia
Evento: Synthetic and Systems Biology Summer School
Evento: Allosteric Pharmacology
Evento: Conference on Recombinant Protein Production
Evento: Informazione e teletrasporto quantistico
Evento: Into the Wild
Evento: Astronave Terra
Evento: Advances in Business-Related Scientific Research
Evento: Conferenza sulle prospettive nell'istruzione scientifica
Evento: New Perspectives in Science Education


Correlati

 
Disclaimer & Privacy Policy