L’universo di virus e batteri

Inside Micro

8 febbraio 2008 - 11:04 am

Virus influenzale (1/3)

La fine della prima guerra mondiale coincise con una catastrofe sanitaria che portò più vittime della stessa guerra: 20 milioni di morti in meno di un anno. Tra la fine del 1918 e l’inizio del 1919 l’influenza colpì con una violenza mai vista, espandendosi rapidamente in tutto il mondo e facendo il doppio delle vittime rispetto alla guerra appena finita. Questa epidemia fu chiamata “la spagnola”, non perché fosse originata in Spagna, ma perché la Spagna era neutrale e non era sottoposta a censure sui giornali, così diede per prima la notizia. Non fu certo la prima, e nemmeno l’ultima tra le gravi epidemie di influenza, ma di sicuro fu quella che causò più danni.

Struttura e classificazione

Il virus influenzale (Orthomyxovirus) è l’agente eziologico della classica influenza stagionale, che si presenta tipicamente come una infezione delle vie aeree superiori  o con una polmonite. Sono stati isolati tre tipi di virus: A, B e C, l’ultimo dei quali molto raramente causa epidemie, inoltre esistono moltissimi sottotipi, alcuni umani, altri aviari, altri ancora che infettano altri mammiferi.
La forma e le dimensioni del virus possono essere vari, ma generalmente si presentano come sferici o ovoidali, con un diametro di circa 100 nm (qui delle foto). Il virione si presenta rivestito da un envelope lipidico su cui troviamo varie proteine strutturali (le proteine di matrice o M), non strutturali (NS) e due glicoproteine transmembrana: emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA), importanti per l’adsorbimento e l’ingresso del virus nella cellula.
All’interno dell’envelope troviamo il core virale, dove è contenuto il genoma, formato da 8 molecole di RNA a singolo filamento a polarità negativa, nucleoproteine del capside (NP) associate ad essi, e tre proteine importanti per la replicazione del genoma: PB1, PB2 e PA.

Antigenicamente si distinguono delle varianti all’interno dei gruppi A e B, le quali però non sono associate tanto alla traduzione delle proteine, quanto agli zuccheri associati alle glicoproteine. Inoltre però esistono, all’interno del gruppo A, ulteriori differenziazioni che fanno riferimento alla struttura primaria delle due proteine HA e NA, dando così origine a vari gruppi di virus quali H1N1 (responsabile della spagnola), H2N2, H5N1 e così via.
Il virus influenzale può cambiare antigenicamente tramite due meccanismi: antigenic drift e antigenic shift. Il primo tipo di variazione causa i cosiddetti cambiamenti antigenici minori, e si basa sul meccanismo classico delle mutazioni puntiformi del genoma. Il secondo invece è detto anche cambiamento antigenico maggiore, ed è causato da un fenomeno di ricombinazione.

Antigenic shift. La ricombinazione virale può esistere solo nel caso in cui due virus diversi infettino la stessa cellula: nell’assemblamento dei virioni alcuni frammenti di RNA del primo virus si mischieranno con altri del secondo, dando origine così ad un nuovo virus, con caratteristiche diverse da quelli originali. Nel 1919 questo fenomeno ha portato alla pandemia che ha ucciso 20 milioni di persone: un virus umano e uno aviario si incontrarono in un ospite che poteva essere infettato da entrambi: il maiale. Dopo il fenomeno di antigenic shift avvenuto nel maiale, il virus acquistò la capacità di infettare esseri umani e di trasmettersi tra loro, senza bisogno di passaggi intermedi in altri animali.
Questa è la paura odierna nei riguardi dell’H5N1: il virus, normalmente aviario, ha acquistato la capacità di infettare anche gli uomini, ma non di propagarsi tra loro. La malattia portata dall’H5N1 è più grave dell’influenza classica, ma è di difficile diffusione, se dovesse incrociarsi con un ceppo umano ci potrebbero essere molti problemi nel contenerla.

Fonti:
R. Dulbecco, H.S. Ginsberg: Virologia

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