“Guardo spesso la televisione. Ogni tanto l’accendo anche.”
Groucho Marx
Le librerie sono un pò come la televisione di Groucho. Nel senso che un giro in libreria è sempre istruttivo, anche se non si legge nulla. Scorrere i titoli dei libri, la loro disposizione e catalogazione sugli scaffali racconta più di molti ponderosi saggi sull’editoria.
Ieri, ad esempio, ho fatto  un giro in una nota mega-libreria di Firenze. Sul reparto Scienza e Medicina di solito mi soffermo poco (con il lavoro che faccio è come se un operaio della Italsider passasse il tempo libero a visitare impianti siderugici) ma abbastanza da dare una Groucho-occhiata agli scaffali.
Dei titoli in evidenza, un buon venti per cento era ciarlataneria varia, esaltante i poteri dei fiori di Bach, metodi infallibili per guarire dal cancro, o il prodigio della creazione. E questo è normale, direi quasi fisiologico.
Trovo invece  inquietante il fatto che per un buon terzo, i restanti libri sembravano avere l’unico scopo (peraltro meritevole) di mettere in guardia il lettore sui pericoli dei titoli suddetti, confutando superstizioni e ciarlatenerie in nome della buona scienza.
Se a questi aggiungiamo i tomi su scienza e fede di un noto fisico siciliano,  che da soli occupano quasi uno scaffale, possiamo dire che buona parte di  quel reparto era monopolizzato da una silente ma  sanguinosa battaglia a colpi di inchiostro. Da una parte fanatici e baciapile, con le loro strampalate teorie, dall’altra i paladini della scienza: ognuno armato di  lunghi capitoli miranti  a  parare e confutare, punto per punto, le argomentazioni degli avversari.
Intendiamoci, non sto dando un giudizio critico nei confronti dei singoli libri. Quello che mi inquieta è constatare come, anche sul piano della divulgazione, gran parte degli sforzi (a giudicare dalla produzione libraria) sembrano ormai diretti ad uno sterile  confronto fra scienza e fede.
In questa silenziosa pugna, le vittime collaterali sono i veri appassionati di scienza, quelli che  in un libro di divulgazione  (e non solo) cercano cibo per  la mente curiosa,  e invece trovano gli scaffali pieni di polemiche millenaristiche.
Come accade troppo spesso, il  libro di divulgazione più interessante l’ho trovato in un altro reparto (economia).  “The Box: la Scatola che ha cambiato il mondo” di Mark Levinson è la storia del container, un prodotto della tecnologia (oggi diremmo bassa tecnologia) che ha cambiato il mondo almeno quanto i voli aerei e  internet.
Una storia che mi ha illuminato su un aspetto  per me sconosciuto, nel bene e nel male, del progresso. Esattamente quello che mi aspetto da un buon libro di divulgazione.


 