Politiche e management della ricerca

Inside Research

8 maggio 2007 - 19:55

5 per mille alla ricerca: un altro papocchio italiano

5 per mille
La possibilità  di destinare il cinque per mille alla ricerca (e non solo alla ricerca) è stata salutata come una novità  importante per il nonprofit italiano, e ne ho più volte sostenuto l’utilità  in questo blog.
Il 5 per mille rimane un’ottima idea.

Solo un’idea,

appunto.
Perchè  finora le associazioni destinatarie non ne hanno ancora visto un euro dei soldi destinati dai contribuenti nel 2006.
Oggi, a poca distanza dalle scadenze della dichiarazione dei redditi del 2007, il ministero delle finanze non ha ancora assegnato i fondi del 5 per mille dell’anno scorso.
Avete capito bene:  il 5 per mille che l’anno scorso avete destinato all’ente di vostra scelta giacciono ancora nelle casse dello Stato e nessuno sa quale sia la loro ripartizione, nà© quando verranno assegnati.
Le associazioni non profit,  non solo non hanno ancora visto un euro, ma sono costrette a pianificare  le loro campagne di informazione sul 5 per mille di quest’anno senza neanche conoscere i dati sulla redemption dell’anno scorso.
Avete mai visto un’azienda che programma una nuova campagna pubblicitaria senza conoscere i dati di quelle precedenti? Al non profit italiano viene chiesto di fare ciò.
La finanziaria 2007 prevede inoltre un tetto di 250 milioni per il 5 per mille, che in pratica lo trasformerebbe  in un 3 per mille o poco più.

“Lo stato umilia il non profit”, ha scritto Riccardo Bonacina  su Vita a proposito del 5 per mille.
Purtroppo ha ragione. Senza contare il tradimento subito da 23 milioni di contribuenti, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa del 5 per mille l’anno scorso, e che forse quest’anno decideranno di lasciare perdere.

Tags: 5 per mille, finanziamenti, fuga cervelli, ricerca
17 aprile 2007 - 19:56

La lezione di Emergency

Gino Strada-2
E’ difficile che i giornalisti rileggano i propri articoli dopo che sono usciti. E così, nel giorno in cui Emergency ha deciso di ritirare il proprio personale da Kabul, ho ripreso in mano un vecchio pezzo su Gino Strada che avevo scritto per Scientific American a quattro mani con il mio collega Marco Cattaneo.
Erano passati pochi mesi dall’11 Settembre, eravamo in quello strano, breve periodo nel quale perfino i media statunitensi furono genuinamente interessati a quello che succedeva di buono fuori dai loro confini. Gary Stix, storico editor di Scientific American, ci chiese di scrivere un profilo di Gino Strada. Era rimasto colpito dall’approccio pragmatico e inusuale di Emergency nel curare le vittime di guerra.
Nel sottotitolo del pezzo, Gary volle scrivere:

“…war surgeon Gino Strada is redefining what it means to
provide quality medical care in a combat zone

Non fu l’unico a notarlo. Dopo che uscì l’articolo, diversi lettori (statunitensi) contattarono la redazione perchè volevano versare fondi all’organizzazione.
Fuori dalla mota delle polemiche politiche, ricordiamoci la grande lezione di Emergency: se vuoi costruire un ospedale devi creare un posto dove non esiteresti a portare tuo figlio. Anche se lo fai nel Terzo mondo. Anche se lo fai in una terra martoriata dalla guerra. E’ il motto non scritto che ha ispirato la filosofia di Emergency Un principio semplice, ineccepibile sul piano deontologico, ma a modo suo rivoluzionario.

Tags: emergency, Gino Strada, no profit, ricerca, sanità
17 aprile 2007 - 01:02

The peer-review master

Qualche anno fa Antonio Scarpa era un promettente precario all’Università  di Padova. Stufo della vita grama dell’accademia italiana, è emigrato negli Stati Uniti, dove ha fatto strada: dal 2005 è direttore del Center for Scientific Review (CSR) al  National Institutes of Health (NIH). Per capirci, si tratta del centro che gestisce l’intero processo di peer-review dell’NIH, il riferimento mondiale per chi si occupa di selezione e finanziamento dei progetti scientifici. Tony, in visita in Italia per un breve periodo, non ha parole tenere per il sistema accademico del nostro paese, e ha ragione. In questo video, girato durante una recente lecture al CNR, Tony Scarpa racconta il suo lavoro. Vi consiglio vivamente di guardarlo. Alla pagina del CNR trovate anche la sua presentazione in pdf.

Tags: CSR, finanziamenti, NIH, peer-review, ricerca, Scarpa
17 aprile 2007 - 00:52

Fondi ERC: l’ultima chance per la ricerca italiana?

Bordignon ErcLa UE mette da quest’anno sul tavolo 600 milioni di euro destinati ai progetti presentati da singoli ricercatori, scelti unicamente in base al merito scientifico. Ad Aprile scade il primissimo bando per questi nuovi finanziamenti, stanziati dall’European Research Council.

Si prevede che la competizione per questi fondi sarà  durissima. Come funzionano i bandi? A chi si rivolgono? Quali sono i criteri di selezione? Riusciranno i ricercatori italiani ad sfruttare questa opportunità ?

Ascoltate la mia intervista con Claudio Bordignon, uno dei due scienziati italiani che fanno parte del consiglio scientifico dell’ ERC. Questo bando potrebbe essere l’ultima chance a disposizione della ricerca italiana. Un sistema al collasso, ma dove spicca l’eccellenza mondiale di tanti ricercatori. Non sfruttare questa occasione sarebbe una tragedia -sostiene Bordignon .

ASCOLTA L’INTERVISTA (mp3).

Tags: Bordignon, ERC, finanziamenti
17 aprile 2007 - 00:49

La discesa dei Mongoli

Leader-GenghisA sessant’anni suonati, il professore mongolo era quasi riuscito a piazzare il colpaccio, alla faccia dei cinquecento giovani tornati dall’estero e rimasti a bocca asciutta grazie ad un fallimentare programma governativo di rientro dei cervelli.

Mentre i giovani continuavano ad incassare pareri negativi dal Consiglio Universitario Nazionale, Aldo Colleoni, console onorario della Mongolia, peraltro italianissimo, veniva chiamato dall’ università  di Macerata a ricoprire un posto da professore ordinario per “chiara fama”.

Peccato che la “chiara fama” consistesse in una vantata posizione di professore all’università  Zokhiomj di Ulaanbaatar (Mongolia). Peccato che, come hanno già  appurato diverse inchieste giornalistiche, non solo il curriculum di Colleoni non giustifica la chiara fama, ma non esiste nessuna università  Zokhiomj.

Non è un film di Totò, è la realtà  tristissima della nostra accademia. Nell’ambiente dei giovani precari la storia era ormai una barzelletta amara, di quelle che dopo non sai se ridere o disperarti. Soprattutto per il fatto che il Consiglio Universitario Nazionale, così schizzinoso sulle candidature di tanti giovani, non ha battuto ciglio su quella dell’anziano aspirante professore.

Ora il ministro Mussi ha annullato per decreto la chiamata di Colleoni, ponendo fine (speriamo) alla ridicola vicenda.

Se fosse uomo di spirito, Mussi scriverebbe anche un lettera: “Amici Mongoli, lo so che avete fatto di tutto per rimandarci il nostro amato professore, ma per favore adesso riprendetevelo e mettetelo veramente a insegnare storia e geografia a Ulaanbaatar. Lo so che avete molti insegnati di valore, ma anche noi abbiamo tanti bravi giovani da sistemare. Al limite possiamo riprendercelo se promettete di assumerne un pò voi.”

Il professore mongolo non ce l’ha fatta per un pelo, ma quanti Colleoni sono invece riusciti a mettere radici nei nostri atenei?

Tags: CNR, Colleoni, ricerca, università
16 aprile 2007 - 16:04

Benvenuti in Inside Research

Sergio PistoiChi entra per la prima volta in un laboratorio è quasi sempre vittima della sindrome œJurassic Park. Funziona così: traviati dalla visione di decine di film di fantascienza, vi aspettate di entrare in una stanza lucente attraverso una vetrata che si apre da sola con un “ciuff”. Dentro, sognate file di computers e scienziati con il camice impeccabile e una luce vagamente sinistra negli occhi.

Il primo shock è scoprire che i laboratori sono specie di bazar pieni di cianfrusaglie e reagenti, banconi e scrivanie stracolme di roba dove gomito a gomito lavorano giovani studenti e (un pò meno giovani) ricercatori.

Posti normali, gente (più o meno) normale.

E’ così dappertutto, anche in America, anche dove si lavora per il Nobel. Niente bottoni lampeggianti, niente assistenti con gli occhi a mandorla e il camice attillato che vi accompagnano diligenti con un taccuino in mano.

La vera ricerca è meno glamour che nei film, ma è altrettanto divertente. Come manovra la macchina della scienza? Chi sono e come vivono i ricercatori? Quali sono i grandi investimenti scientifici che cambieranno il nostro futuro?

E poi ci sono i problemi e le contraddizioni della ricerca italiana. Sottofinanziata, sottovalutata, svilita dalle baronie accademiche, dal disinteresse della politica. Che però è in grado di produrre anche esempi di eccellenza a livello mondiale.�

Di tutto questo parleremo in questo nuovo blog, con cui inauguro con grande piacere una collaborazione con molecularlab. Se ne parlerà  senza eccessi, ma anche con un pò di sana ironia.

Nel blog troverete anche i links ad articoli sulla divulgazione scientifica: sono quelli che continuo a scrivere per il mio blog personale.

Infine qualcosa su di me. Dopo una carriera trascorsa fra cellule e DNA, ho passato gli ultimi dieci anni a raccontare la ricerca come giornalista scientifico e a misurarla, valutarla, viverla dietro le quinte come consulente per il management di ricerca. Se volete saperne di più su di me c’è la mia homepage.

Aiutatemi con i vostri commenti, suggerimenti, domande, critiche (trovate il link ai commenti alla fine di ogni post). Insieme, riusciremo a fare un bel blog.

Sergio

Tags: blog, Inside Research, ricerca