Giovanni Berlinguer e i divieti della legge 40
Giovanni BerlinguerSul supplemento Salute del quotidiano La Repubblica viene sentito Giovanni Berlinguer, presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica dal 1998 al 2000, ora parlamentare europeo e membro della Commissione Internazionale di Bioetica dello Unesco. Partecipo' alla stesura della Convenzione Europea Bioetica. La legge 40 sulla procreazione assistita non gli piace "ne' come medico, ne' come politico. A cominciare dal veto alla ricerca sulle staminali embrionali. Come altre manifestazioni dell'ingegno umano -arte, letteratura, filosofia, ecc- anche alla scienza non si possono porre limiti. La scienza deve essere libera e insieme responsabile". "I divieti alla ricerca scientifica hanno sempre prodotto effetti devastanti e rallentato il progresso. Inoltre vengono spesso aggirati". [...]
In merito al divieto dell'uso di staminali embrionali per la ricerca Berlinguer spiega come "qui si entra nella questione delicatissima che riguarda lo statuto ontologico dell'embrione umano e quindi cio' che e' lecito o meno fare di esso. L'aborto non e' un atto moralmente neutro o indifferente: un progetto di vita, fin dal suo nascere pone dei doveri morali. Cio' detto, ricordo che la Convenzione di Oviedo sulla biomedicina del 1997, ratificata da quasi tutti gli Stati europei Italia compresa, legittima la sperimentazione su embrioni gia' esistenti e destinati alla distruzione perche' non verranno mai impiantati in utero. Al contrario, vieta la produzione di embrioni a scopo di ricerca. Trovo che questa sia una scelta legislativa saggia e condivisibile. La legge 40, vietando la ricerca persino sugli embrioni cosiddetti sovrannumerari, introduce invece un principio teologico e che arriva a far coincidere il rispetto per l'embrione con la sua distruzione spontanea. E di fatto preclude una strada per la ricerca di nuove cure".