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Vedere le orme dell'autismo

Ricercatori della Yale School Of Medicine hanno individuato un modello di attività cerebrale che potrebbe spiegare una predisposizione genetica a manifestare l'autismo e la capacità di superare tale predisposizione. In realtà, le cause di questo disturbo non sono ancora note e si preferisce parlare, più in generale, di disturbi dello spettro autistico.
Con questo termine vengono indicate patologie caratterizzate da gravi alterazioni del comportamento, della comunicazione e dell'interazione sociale.

Lo studio, pubblicato nelle scorse settimane sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, indica la strada per arrivare a una diagnosi precoce e più accurata dell'autismo.

I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da un' incapacità di comprendere i comportamenti altrui e, di conseguenza, comporta gravi difficoltà di interazione con il mondo circostante. Si tratta di patologie molto diffuse e caratterizzate da una forte componente genetica.


Attraverso la risonanza magnetica funzionale, tecnica che consente di valutare la funzionalità di un organo o di un apparato, i ricercatori hanno osservato il cervello di bambini con autismo e dei loro fratelli sani.

Lo studio ha coinvolto 62 bambini di età compresa fra i 4 e i 17 anni. Gli studiosi hanno identificato tre distinte "modelli" neuronali: aree caratterizzate da una ridotta attività cerebrale riscontrate sia nei bimbi affetti da autismo che nei loro fratelli sani; aree con una ridotta attività cerebrale riscontrate solo nei bimbi autistici e aree caratterizzata da una sorta di attività compensatoria, un'aumentata attività cerebrale rilevata solo nei bimbi non affetti da autismo. Questa aumentata attività cerebrale potrebbe essere interpretata come un processo di sviluppo messo in atto per contrastare una predisposizione genetica a sviluppare disturbi dello spettro autistico.

"Questa ricerca può aiutare a comprendere più a fondo le basi cerebrali dei disturbi dello spettro autistico e le cause genetiche e molecolari di questa patologia" spiega Martha Kaiser primo autore dello studio, dello Yake Child Study Center.



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