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Che stress questo glutammato!

Parte del Concorso Spread Science, per la divulgazione scientifica Che lo stress faccia male, non è una novità. Capire come, però, è tutta un'altra storia. Infatti, la ricerca scientifica non ha ancora fatto luce su cosa succede esattamente al nostro organismo quando siamo stressati. Uno studio italiano reso pubblico nel gennaio di quest'anno mette il nostro cervello sotto ai riflettori. Lo stress genera cambiamenti a livello della trasmissione delle informazioni, nei neuroni. E i farmaci antidepressivi possono proteggere il cervello da questi pericolosi cambiamenti.

Lo stress è il nemico della nostra salute che si è fatto strada negli ultimi anni. Chi è stressato è a rischio di sviluppare diverse patologie. Tra queste vi sono malattie cardiovascolari, patologie neurodegenerative -come l'Alzheimer- e  disturbi neuropsichiatrici.
Inoltre, sembra che l'essere sotto stress giochi un ruolo importante anche nell'ansia e nella depressione. Considerando che le malattie neuropsichiatriche colpiscono il 35% della popolazione europea, è chiaro che intervenire per ridurre gli effetti dello stress è al tempo stesso una sfida e una grande opportunità per migliorare il nostro benessere.

Studiare gli effetti dello stress e le relazioni che può avere nello sviluppo di patologie neurologiche va di pari passo con l'approfondimento di materie quali le neuroscienze, che si occupano di valutare e spiegare il funzionamento del sistema nervoso.  Questa branca della medicina ha subito un notevole sviluppo negli ultimi anni. Grazie alle recenti tecniche di neuroimaging è possibile studiare, anche in tempo reale, cosa succede al cervello in diverse condizioni.

In particolare, si è scoperto che nei pazienti depressi si ha una riduzione del volume in alcune aree specifiche dell'encefalo, come la parte anteriore della corteccia cerebrale e l'ippocampo. Queste regioni sono coinvolte nei processi cognitivi e nel controllo delle emozioni. Qui, la trasmissione dell'impulso nervoso tra un neurone e l'altro è resa possibile dal glutammato, un neurotrasmettitore.

Il glutammato ha la funzione di "comunicare" uno stimolo eccitatorio. Questa sostanza viene prodotta da un neurone "eccitato" e trasmette il segnale legandosi ad un altro neurone,  scatenando una serie di complesse reazioni chimiche a livello del neurone "ricevente". Se viene rilasciato troppo glutammato è possibile che i neuroni ricevano troppi segnali eccitatori, e questo può causare i danni alla base di alcune patologie neuropsichiatriche.

Studi fatti su animali, sottoposti a stress, mostrano come la riduzione di volume sembri essere dovuta ad atrofia dei neuroni. In altre parole, le cellule nervose diventano più piccole e perdono gran parte delle loro funzioni, quando gli animali sono stressati. I danni ai neuroni sarebbero quindi collegati a forti stimoli eccitatori.Analisi su pazienti depressi dimostrano poi che il glutammato è presente in grande quantità nelle aree di cervello colpite da riduzione del volume.

Esiste quindi una relazione tra malattie da stress, diminuzione del volume e dell'attività dei neuroni e quantità di glutammato. Tuttavia, siamo ben lontani dal comprendere il meccanismo delicato che sta alla base. Un aiuto importante può derivare dallo studio di farmaci con attività antidepressiva; infatti, è possibile analizzare come queste sostanze agiscono a livello molecolare, per capire con precisione il funzionamento dei neuroni e come esso sia "sbagliato" nelle diverse malattie.

In questo senso si sono mossi i ricercatori del Centro di Neurofarmacologia dell'Università degli Studi di Milano. I risultati, presentati nel gennaio 2010, mostrano cosa accade a topi sottoposti a stimoli stressanti, a cui vengono somministrati antidepressivi: i topi "stressati" hanno elevati livelli di glutammato nell'area anteriore della corteccia cerebrale e i farmaci riducono a livelli quasi normali il neurotrasmettitore.

In seguito ad un evento stressante, l'organismo del topo produce un ormone, il corticosterone. Questo è in grado di agire sulle sinapsi nervose, i punti di contatto tra un neurone e l'altro, dove avvengono gli scambi d'informazioni attraverso il rilascio di neurotrasmettitore.Il corticosterone determina l'aumento della quantità di glutammato liberata nelle sinapsi, aumento che come dicevamo sta alla base di grossi problemi neuronali.

I farmaci antidepressivi agiscono bloccando il recettore del corticosterone presente nelle cellule nervose. Quindi riducono la liberazione di glutammato nelle sinapsi, diminuendo presumibilmente anche i danni da "troppa stimolazione".

Le scoperte ottenute finora sono molte, e delineano sempre meglio le caratteristiche e le cause che stanno alla base di come il sistema nervoso reagisce in condizioni stressanti. Comprendere i meccanismi delle patologie porterà alla formulazione di farmaci sempre più mirati ed efficaci.
Tuttavia, aspettando che la scienza faccia il suo corso, la vera rivoluzione, al giorno d'oggi, è certamente la ricerca di un ritmo di vita sano e "sostenibile". Per noi e per il nostro cervello.


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