Uno sguardo ai meccanismi della mente

Inside Neuroscience

5 gennaio 2009 - 11:52 am

Essere Anormali: Vantaggio o Svantaggio?

Preambolo

Carissimi,

recentemente mi è capitato di incontrare una patologia rara, che ignoravo fino a poco tempo fa, e che ha innescato in me pensieri e teorie contrastanti a cui non saprei dare un giusto ordine.

Per capirci, come al solito, c’è bisogno di fare un po’ d’ordine nel linguaggio. Il punto d’origine dei nostri assi cartesiani verbali in questo post sarà la parola ‘Normale’ che identifica, senza ombra di dubbio, una qualsiasi caratteristica che si presenta nella quasi totalità della popolazione. Da questo ‘punto zero’ potremmo allontanarci definendo un maggiore o minore grado di ‘anormalità’. Si potrebbe persino tracciare un asse con una direzione per ‘anormalità buone’ e ‘cattive’ e deporre in queste due zone tutte le possibili caratteristiche che ci fanno allontanare dalla normalità. Questa semplificazione, purtroppo, ci porta ad un limite, cioè per quanto ci potremmo sforzare alcune ‘anormalità’ potrebbero essere difficili da sistemare. Per intenderci, tutti noi saremmo certamente lieti di essere ‘anormalmente intelligenti e forti’, molto meno per ‘anormalmente bassi e brutti’. Tuttavia, alcune di queste certezze sarebbero perse quando dovremmo ipoteticamente posizionare in questo contesto la sindrome di Asperger.

Cosa è la Sindrome di Asperger?

EinsteinCosa è la Sindrome di Asperger?

Si potrebbe definire come un innato disordine del comportamento, ma è difficile avere una definizione di questa patologia in due parole, forse potrebbe essere meglio considerata semplicemente come un insieme di sintomi con una maggiore o minore gravità.

Se vi dicessi che alcuni studiosi pensano che Michelangelo, Wittgenstein, Kurt Gödel, Glenn Gould, Bobby Fischer, Satoshi Tajiri, The Vines Craig Nicholls, Albert Einstein e Isaac Newton soffrissero in qualche misura di questa ‘sindrome anormale’ e che proprio questa caratteristica donasse loro un qualcosa in più rispetto alla ‘normalità’?

Se tutto questo fosse vero, lo stesso concetto di ‘malattia’ o ‘sindrome’ si rivaluterebbe in qualcosa di assolutamente meraviglioso, anzi molti si precipiterebbero ad informarsi su come potersi ‘ammalare’ di questa ‘anormalità’.

L’anormalità è quindi positiva? Come ho già accennato non si tratta di una cosa semplice, poiché la malattia in questione è la sindrome di Asperger, un disordine psicologico che secondo alcuni appartiene alle mille sfaccettature dell’autismo. Già il concetto di autismo è di difficile comprensione, e la sindrome di Asperger sembra esserne una ulteriore complicazione, poiché prende alcune delle peggiori caratteristiche dell’autismo con le più belle caratteristiche che l’umanità possa desiderare in una complessa macchina psicologica completamente impenetrabile ad una semplice analisi.

Vi prego di non immaginare che le persone affette da questa ‘anormalità’ appaiono chiuse e taciturne come Dustin Hoffman in Rain Man; tutt’altro, la loro facilità di linguaggio è tale da poter essere definiti “iperlessici”. Si può dire anche che hanno un raro e sviluppato senso dell’umorismo, con un’abilità non comune per capire e creare doppi sensi, giochi linguistici, satira ed altro. Le persone con la sindrome di Asperger, inoltre, appaiono come delle persone molto intelligenti ed in molti casi dei veri e propri geni. Sono immersi nella società e spesso fanno dei lavori molto impegnativi e che richiedono una particolare intelligenza, cultura o concentrazione; ad esempio architettura, ingegneria, programmazione informatica e persino la chirurgia medica. Persone abbastanza ‘normali’ per trovarsi immersi nella società, ma abbastanza speciali per non essere classificati come persone mediocri anche se spesso non si rendono conto di essere così speciali.

I soggetti ‘malati’ della sindrome di Asperger sono spesso attratti, con un intenso livello di attenzione, solo da determinate cose che interessano loro e da attività in cui si possa ritrovare un certo ordine come le classificazioni, liste e simili.

L’individuo può portare avanti anche una vita di successo, poiché spesso manifesta ragionamenti estremamente sofisticati, un’attenzione pressoché ossessiva e una memoria eidetica, ovvero focalizzata sulle immagini visuali e sui dettagli, utile ad esempio nella chirurgia.

Ma allora cos’è che manca? Perché si definisce come sindrome?

L’altra faccia della medaglia

AspergerOvviamente tutto ha un prezzo, e queste persone pagano un prezzo altissimo per queste straordinarie ‘anormalità’. Quello che manca a loro è un’innata abilità di capire ed esprimere gli stati emotivi con gesti, linguaggio corporeo ed espressione facciale.

Le persone affette da sindrome di Asperger, sebbene non manchino di intelligenza e capacità linguistiche, appaiono incapaci di comprendere il significato di semplici segnali come un sorriso, che magari può essere interpretato come una semplice smorfia più che un segno di gradimento. Mancano, inoltre, dell’abilità di capire ciò che non viene detto esplicitamente ed in pari modo essi hanno difficoltà a comunicare con accuratezza il loro proprio stato emotivo.

Mentre la maggioranza delle persone al mondo si trova più o meno nella media per qualunque caratteristica fisica o psichica e di conseguenza non brilla per nessuna di queste, i bambini affetti da questa strana sindrome, invece, brillano come ‘piccoli professori’ in materie a loro piacevoli da studiare e spesso potrebbero mettere in difficoltà anche persone di livello universitario su determinati argomenti per cultura, profondità di pensiero e spiccato senso critico. Tutta questa straordinaria capacità di concentrazione, intelligenza, genialità, cultura, passione per lo studio e per la ricerca, però, è impotente di fronte alla capacità di percepire gli stati mentali degli altri a livello cognitivo ed emotivo. Le persone con la sindrome di Asperger possono osservare un sorriso e non capire se si tratti di un segno di comprensione, di accondiscendenza o di malizia, e nei casi più gravi non riescono neppure a distinguere la differenza tra sorriso, ammiccamento e altre espressioni non-verbali di comunicazione interpersonale. Per loro è estremamente difficile saper “leggere attraverso le righe”, ovvero capire quello che una persona afferma implicitamente senza dirlo direttamente.

Bisogna comunque notare che, trattandosi di un disturbo con ampio spettro di variazione, una certa percentuale di individui con la sindrome di Asperger appaiono quasi normali nella loro capacità di leggere le espressioni facciali e le intenzioni degli altri. Molti di questi inconsapevoli geni, infatti, non sanno neanche di essere affetto da una forma lieve di questa patologia, mentre altri più gravi mostrano difficoltà anche nel guardare negli occhi le altre persone, ritenendolo pericoloso e al di sopra delle proprie possibilità, oppure hanno un contatto visivo eccessivamente fisso, che può essere avvertito come “disturbante” per le persone comuni.

Genialità: Croce e Delizia

frustratoBisogna parlare anche della parte più oscura della sindrome di Asperger che come avrete intuito non dà quello che si potrebbe definire una vita tutta rose e fiori. Spesso può portare al soggetto molti problemi nelle interazioni sociali tra persone di pari livello. Un bambino affetto da tale sindrome, ad esempio, ha difficoltà a decodificare i segnali impliciti su cui si reggono le interazioni sociali e può essere messo da parte dai coetanei, generando un’alienazione sociale talmente intensa che il bambino può arrivare a creare degli amici immaginari per sentirsi in compagnia.

I problemi proseguono anche nella vita adulta, molti individui con la sindrome di Asperger, infatti, non possono avere una vita considerata socialmente appagante dalla gente comune, molti infatti rimangono pressoché soli, anche se è possibile che stringano strette relazioni con alcuni individui.

Stiamo trattando di una patologia con un diverso grado di severità, quindi si troveranno anche molte persone, che soffrendo di questo disturbo, si sono sposate e hanno avuto figli; i loro bambini possono essere persone comuni o soffrire di qualche disturbo di tipo autistico.

Tutt’oggi la causa della sindrome di Asperger non è ancora nota, anche se si sa che c’è una forte influenza genetica e non ci sono differenze neurologiche confrontati ai soggetti così detti ‘normali’.

I soggetti non hanno avuto alcun trauma evidente da piccoli, non sviluppano un ritardo nel parlare e non manca il desiderio di comunicare con l’esterno.

Tutto sommato le persone con la sindrome di Asperger sono vittime inconsapevoli dei lati oscuri della genialità, sono più facili a cadere in una forma depressiva rispetto alla popolazione generale perché essi hanno spesso difficoltà a comunicare problemi o capire quando è il momento di mostrare affetto. Amano come gli individui ‘normali’, e forse di più perché spesso sono soli, ma sono molto letterali nel parlare e hanno difficoltà nel comunicare in maniera emozionale, e frequentemente possono instillare nella propria compagna insicurezza e confusione.

Riflessioni

handicapMalattia quindi? o dono divino? Un fardello, appesantito dalla solitudine, da portare sulle spalle o semplici effetti collaterali della genialità?

Sicuramente le persone con la sindrome di Asperger non si potrebbero definire come semplici pazienti da ‘curare’, ma persone con grandi doti di intelligenza che possono contribuire attivamente allo sviluppo della società e della civiltà, come è già successo in passato. Il trattamento per la sindrome di Asperger, quindi, non c’è, ma attualmente si cerca di migliorare gli effetti collaterali che questi sintomi possono procurare. Poiché in fondo, spesso sono persone che hanno solo bisogno di essere accettati per le proprie caratteristiche. Come un non vedente che vuole dalla società un mondo più accessibile per non esserne escluso… allo stesso modo c’è chi non legge le espressioni degli altri e vorrebbe la stessa cosa. Immaginate chi si dovrebbe definire portatore di handicap… Un genio che ‘non vede’ le espressioni del viso? Oppure le persone ‘normali’ che hanno un intelletto più limitato?

Forse in questo caso la definizione ‘diversamente abile’ sarebbe più azzeccata che mai.

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  • maddalena bertante - 5 gennaio 2009 # 1

    cioè, sono persone che mancano di empatia?

  • Neuroscience - 6 gennaio 2009 # 2

    bhé definire queste persone semplicemente come mancanti di empatia sarebbe ingiusto. Non sono disinteressati ai sentimenti altrui, hanno amore, pietà, odio e tutto quello che si possa provare per altri individui. Tuttavia manca quella capacità di intuire i sentimenti dalla faccia, dal corpo, dai toni della voce etc. In altre parole sono più diretti ed espliciti.
    Ricordo che si tratta di una percentuale di gravità, ovvero si può essere impercettibilmente un po’ meno intuitivi fino ad avere il completo handicap della capacità di capire sentimenti non detti esplicitamente.

  • Paolo - 8 gennaio 2009 # 3

    Uno dei protagonisti della serie The Big Bang Theory (non ancora presente in Italia), Sheldon, è un ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger. Consiglio di vederla, anche perchè fa morire dal ridere…

  • gioby - 9 gennaio 2009 # 4

    sì, questa é una storia che gira da parecchio su Internet e negli ambienti dei programmatori.
    Ma secondo me é una stupidaggine… un po’ come il club mensa delle persone più intelligenti del mondo :)

  • Neuroscience - 9 gennaio 2009 # 5

    Bhé, stando alle dichiarazioni e da varie autorevoli fonti, lo stesso Bram Cohen, fondatore del BitTorrent è affetto dalla sindrome di Asperger, così come molti altri creatori di importanti software alternativi.
    Tuttavia il punto in questione non è chi è o non è un soggetto con sindrome di Asperger.
    La domanda che volevo porre è “Definirsi un soggetto ‘malato’ della sindrome di Asperger serve per darsi una immagine pietosa nei confronti degli altri oppure è per definirsi ‘superiore’ al resto della popolazione?”
    Come vorreste essere o come vorreste definirvi?
    malati o non malati della sindrome di Asperger?

  • nico - 7 febbraio 2009 # 6

    A riguardo della sindrome di Asperger consiglio vivamente la lettura dell’appassionante romanzo di Mark Addon: “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”.

  • Marco - 19 marzo 2009 # 7

    Se non c’è tracciabilità genetica, e non è una “malattia che ti prendi(venerea o infettiva)”. Come si fa a diagnosticarla?

  • nico - 24 marzo 2009 # 8
  • francesco - 1 aprile 2009 # 9

    ciao a tutti io vorrei essere ammalato di questa sindrome e se trovate qualche cosa che aumenti l’intelligenza , già sperimenata su scimmie o topi con buoni risultati, io mi propongo anche come cavia.
    Pagherei per imparare lingue arti ecc velocemente e sensa nessuno sforzo. 77celestino77@libero.it

  • Vorrei dire che non saprei come definire “normalità” O Anormalità, ma posso dire che essendo una persona con un disturbo mentale grave, (Disturbo bipolare e di personalità) Mi accoco che ci sono delle differenze che alcune sono sopportabili, altre meno, e non è semplice vivere a volte una situazione di patologia. Certo c’è chi riesce meglio o riesce peggio, solo che a volte questedifferenze creano un forte disagio sullapersona, e come me e noi del mio sito a volte siamo portati al suicidio.

  • Neuroscience - 18 maggio 2009 # 11

    Caro francesco,

    non credo che si possa applicare l’anormalità per ingestione di pillole o cose del genere, purtroppo ci si nasce così… non saprei dire se lo è per fortuna o sfortuna.

    Pasquale

  • Antokey - 28 giugno 2009 # 12

    Non penso sinceramente che la sindrome di Asperger, sia di così semplice definizione. Penso infatti che molti di coloro che leggono questo blog possano ritrovarsi in definizioni sopracitate.
    Io ad esempio, non mi ritengo un genio, tantomeno genialoide, ho un modesto diploma di maturità in elettronica, ma devo dire anche che l’ho avuto senza molta fatica. Poche settimane fa, in occasione della consegna della pagella di seconda elementare di mio figlio (tutti nove) ho trovato le mie vecchie pagelle delle elementari e delle medie, sembrava di leggere una schedina del totocalcio 1-2-X nei primi trimestri, ma poi alla fine son sempre stato promosso.
    Faccio un lavoro in cui la maggior parte dei miei colleghi sono forniti di titolo accademico e ne fanno grande sfoggio, sia per posizioni superiori alla mia, sia per posizioni inferiori, per posizione intendo il numero in fondo a destra scritto sulla busta paga, con il simbolino dell’euro prima.
    Come dicevo io non mi sento un genio, non penso di essere superiore agli altri, ma quello di cui mi sto convincendo, è che sono gli altri molto scarsi.
    Ho amici validi professionisti, capaci di costruire ponti e grattacieli, che però non son capaci di rimettere a posto la catena della bicicletta se gli cade, oppure altre persone considerate nel loro campo di eccellente valore, ma non riescono a comprendere che la stampante non stampa perchè è finita la carta, nonostante i tremila message box che windows gli schiaffa al centro dello schermo…
    Allora ritornando a quanto scritto all’inizio, chi è normale e chi è anormale, io che non son capace di costruire un grattacielo ma riesco a fare di tutto un po’, senza grandi pretese, oppure chi eccelle nel proprio settore ma non sa cambiare la ruota bucata della macchina?

    Giusto per andare un po’ fuori argomento, io le pillolette le vorrei invece per comprendere i segnali ammiccanti delle donzelle, perchè scopro sempre troppo tardi che delle gran belle gnocche volevano sedurmi, ma sono stato troppo freddo e si sono rivolte altrove…
    Questo si che è un vero problema, ma penso dipenda dalla timidezza, non dalla sindrome di Asperger.

  • Giorgio - 1 agosto 2009 # 13

    Oh mamma mia: davvero ottima intuizione!!!! Per quanto mi riguarda io sono convinto che questa celebre “Sindrome di Asperger” non sarebbe nient’altro che un’evoluzione dell’essere umano avvenuta grazie alla grande diffusione di libri e dall’apprendimento di materie astratte come la fisica, la matematica, la filosofia ed altre materie. Secondo me il cervello, in seguito allo “stare seduto ore ed ore sui libri e a cercare di dare risposte alle domande esistenziali ed altro” ha finito per mettere da parte il contatto sociale, aumentando, invece, incredibilmente l’ intelligenza strettamente logica!

  • Neuroscience - 3 agosto 2009 # 14

    Questo è un ottimo spunto di riflessione… ;-)

  • Valeriano - 13 settembre 2009 # 15

    Come già detto da Giorgio forse è solo dovuto all’evoluzione. All’evoluzione del cervello che nei primi ominidi serviva solo per le funzioni di base e come radiatore per raffreddare il circolo sanguigno. E si perchè, essendo preda e non ancora predatore, doveva correre per salvarsi.
    In seguito, grazie a doni evoltivi fisici, divenne abile e, costruiti i primi arnesi, armi comprese, divenne lui il predatore. A questo punto il cervello iniziò a modificarsi e ad adattarsi a pensieri superiori.
    Pensiero filosofico? Anche questo?

  • Neuroscience - 13 settembre 2009 # 16

    Non concordo…
    L’uomo non è diventato prima predatore e poi essere pensante… la realtà delle cose ci spinge a pensare che l’ominide ha dovuto ingegnare prima il cervello sul come salvarsi e come cacciare per mangiare. L’abilità in sé non è nulla, anche le scimmie si fanno degli strumenti per mangiare o combattere. C’è bisogno di genialità, ingegno e ben altro per diventare solo predatore.
    Probabilmente Giorgio si riferiva ad un altro tipo di ‘evoluzione’, magari di tipo culturale.
    100 anni fa era impensabile passare la vita sui libri per poter ‘sopravvivere’ con un lavoro, per sopravvivere si faceva ben altro.
    Oggi si può passare una strana vita solitaria su internet, sui libri o al telefono senza avere contatti empatici sociali ed essere considerati dei geni, persone speciali etc etc.
    Pensa ad Einstein che ha passato buona parte della sua vita da solo, tra calcoli matematici, appunti, libri e teorie… non sarebbe sopravvissuto a lungo se l’evoluzione sociale non glielo avesse consentito… eppure nella sua epoca ed in quella nostra è una persona ‘speciale’. Cento anni prima non sarebbe stato così.
    Mi chiedo cosa accadrà tra altri cento anni… che caratteristiche avrà l’uomo geniale dei prossimi 100 anni.
    ;)

  • Valeriano - 16 settembre 2009 # 17

    Ci ho riflettuto ed in fondo penso che tu abbia ragione. Differenze di vedute da differenti punti di vista. Il nostro pensiero è certamente condizionato dalla nostra preparazione sia accademica che professionale, dal lavoro che affrontiamo tutti i giorni e dall’esperienza di vita.
    Quindi, forse, io ragiono in termini più “ingegneristici” ed i miei concetti astratti non possono non esserne inquinati. Interessante è però sempre questo scambio di pensiero. (Interessante anche l’interesse di tanti per queso tuo articolo).
    Grazie per l’ospitalità

  • lisa vezzosi - 7 maggio 2010 # 18

    le persone con questa sindrome possono vivere una vita quasi normale ma 1 devono prima esserne coscienti di averla 2 lavorare su se stessi con persone capaci come i genitori che li conoscono o specialisti che conoscono la cosa 3 cercare informazioni per capirla 4 parlarne fidandosi e fare domande a chi se ne intende e provare piano piano a trovare attività che possono piacere sia a loro che ai compagni che anche se non hanno la stessa cosa comunque li avvicini questa e la mia esperienza per affrontarla

  • lisa vezzosi - 7 maggio 2010 # 19

    se dovessi raccontare la mia storia, sarebbe molto lunga ma questo riflette il mio pensiero bisogna solo lavorare molto con queste persone. fin da bambini se e possibile. e trovare gente che ne sia d’avvero a conoscienza, perche senza offesa per psicologi che psichiatri normali. quelli che non conoscono la cosa, fa la differenza altrimenti ci possono essere conseguenze gravi, anche perchè queste persone proprio perchè non capiscono certe cose tipo le espressioni del viso o atteggiamenti particolari sono più sensibili al mondo e si possono chiudere più facilmente, perchè non capite, che altre persone con altri problemi, non togliendo nulla a nessuno perchè tutti hanno le loro sensibilità, io appartengo a quella categoria e sono stata fortunanta, ma altre persone in passato no, quindi il mio consiglio e di studiare la cosa in modo tale da non commettere errori di giudizio e valutare i casi, e di lavorarci bene non c’e una cura ma molte alternative io tutto sommato ho avuto una vita quasi normale sono andata a scuola con altri bambini da bambina e altri ragazzi da adolescente, ho avuto le mie cotte e sono in terapia da sempre quindi si può vivere una vita, posso garantirlo sono sopravvissuta al dramma, quindi forza e coraggio a chi ha questa patologia e ai genitori di queste persone non si vince ma si pareggia.

  • Neuroscience - 8 maggio 2010 # 20

    Grazie per il tuo contributo Lisa

    Pasquale

  • siria - 9 giugno 2011 # 21

    bè nn pensavo che potessero esistere persone cosi e mi dispiace per loro tantissimo. si sicuramente io sono una ragazza che difronte agli altri nn sò aprirmi, ho pochissime amiche e molte volte per difesa non mostrò agl’ altri sentimenti e appaio molto dura. ma mai sarò così e mi dispiace tantissimo per loro davvero ma sono sicura che possono sicuramente condurre una vita normale se vogliono perchè si è pieni di speranza e di voglia di vivere =)

  • Eleonora - 8 settembre 2011 # 22

    Io ho una persona in famiglia che soffre di questa sindrome… è facile giudicare per chi non è a contatto diretto con queste persone…
    Altro che guardare film sul tema… non c’è proprio niente di divertente!

  • 2580 - 28 novembre 2011 # 23

    Parlo da diretto interessato: la s.a. è relazionata direttamente all’autismo, dal quale prende molte sgradevoli caratteristiche. Rimango allibito nel leggere alcuni commenti di persone che vorrebbero ammalarsi dello stessa (presunta) sindrome che aveva Einstein. Io sono sempre stato molto intelligente, a scuola sono sempre stato nettamente superiore a tutti gli altri nelle competizioni di logica, ma questa “malattia” è come un’iceberg, ed è davvero da superficiali fermarsi a guardare il 10% che spunta dall’acqua. Ho sempre avuto difficoltà nel relazionarmi con le altre persone, forse soprattutto per il fatto che per me non esistono gli altri, ma piuttosto esiste quello che c’è tra me e gli altri (le esperienze vissute insieme e i sentimenti che ci legano). Qualche anno fa mi sono drammaticamente accorto di ciò, nel momento in cui uno dei miei migliori amici è morto in un incidente d’auto: al momento non mi sono venute particolari emozioni, quello che mi è venuto da pensare è che non lo avrei più rivisto e che quindi era un amico in meno. Molte cose so che devo farle perché le ho viste nei film e le leggo nei libri, quindi in quell’occasione so che avrei dovuto piangere e disperarmi, ma ciò non è accaduto, ho provato solo disagio nel pensare a come avrebbero reagito gli altri all’incidente. Non è facile far sapere agli altri questo mio problema soprattutto perché non è facile per gli altri comprenderlo, preferisco che gli altri pensino che sono un tipo strano e originale. Ho fatto molti progressi e superato grandi ostacoli; ho fiducia nel mio futuro e quindi nonostante le difficoltà legate alla sindrome di Asperger, l’importante è riuscire a conviverci serenamente.

  • Neuroscience - 28 novembre 2011 # 24

    Caro 2580,

    Mi fa piacere leggere che hai fiducia nel tuo futuro e che affronti bene le difficoltà legate alla tua condizione.
    Tuttavia dovresti considerare il detto “L’erba del vicino è sempre più verde della tua”, in altre parole se è vero che tu provi rancore per la tua condizione e vorresti avere i pregi delle persone che ti stanno intorno, alcune altre persone provano rancore e difficoltà per la propria scarsa genialità e vorrebbero avere i pregi come i tuoi.

    Buona parte della popolazione mondiale affronta, in un modo o nell’altro una serie di difficoltà e disagi, che possono essere causate dalla sindrome di Aspenger, oppure dalla scarsa/troppa aggressività, dalla depressione cronica o dall’eccessiva euforia, dalla propria condizione sociale, etc etc. Molte persone provano anche delle difficoltà perché si sentono poco furbe o troppo poco intelligenti, e imputano a queste caratteristiche la propria insoddisfazione o magari la mancanza di una vita di successo. Molte persone, nel bene e nel male, invidiano un po’ le altre persone perché più speciali o perché meno speciali. Certo, a viverci nei panni degli altri è tutta un’altra cosa.

    Dunque, non ti meravigliare se qualcuno invidia la condizione di cui tu parli, poiché la vita di una persona ‘meno speciale di te’, spesso è specularmente altrettanto difficile per altri motivi.

    In bocca al lupo per il tuo futuro

    n.