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Qualsiasi lavoro facciate, qualcuno ne fa uno peggiore: quelli che studiano lo scarabeo stercorario, ad esempio!

I gusti sono gusti. E’ incredibile come in Natura esseri della stessa specie siano sospinti dalle pulsioni più disparate verso entità antitetiche: mi riferisco a quegli articoli scientifici che quando li leggi dici “…ma quale senso avrà mai codesto lavoro, per quale oscura ragione è stato eseguito e concepito”? Fortunatamente, riguardo a certi lavori non la penso in questa maniera solo io, ed è per questo che una volta all’anno ci scompisciamo leggendo i peggiori traguardi raggiunti dalla mente umana: il temuto premio IgNobel. Le preferenze non sono comunque prerogativa della nostra specie: prendiamo ad esempio le preferenze dello scarabeo stercorario per il suo alimento preferito.

Ogni riferimento al cappello introduttivo può essere assolutamente casuale.

Voi ve ne eravate liberati.... ma lui la vuole! Fonte immagine: blogalileo

Sappiate dunque che quella cosa che non si deve nominare a tavola non è tutta uguale: ce ne sono di varie varietà e sfumature, e questo si riflette ampiamente nelle preferenze del piccolo scarabeo dal nome infelice, ampiamente documentate in questo incredibile studio scientifico.

Questi indefessi ricercatori hanno catturato in due anni qualcosa come novemila scarabei* stercorari (ma non si allevano ‘ste bestie?) di circa 15 specie differenti. Per avere del materiale su cui lavorare, i – presumibilmente – tesisti e dottorandi di questa gente (che comunque raccoglieva scarabei stercoari, e non fragoline di bosco) hanno scandagliato le Grandi Pianure del Nord America alla ricerca di quella cosa che porta fortuna ma che nessuno vorrebbe comunque pestare, col nobile intento di darla ai succitati scarabei. I risultati sono folgoranti: gli escrementi degli onnivori come scimmie ed esseri umani sono di gran lunga i più gustosi, sicuramente da preferirsi alle più schifose (ma in che scala Richter di orrore potrà mai misurarsi questa cosa?) deiezioni di erbivori e carnivori.

Lo studio ha due autori: uno è alla sua prima pubblicazione (non posso esprimere con parole umane il mio cordoglio per questo ragazzo), mentre il suo mentore ha sicuramente prestato la firma ad una lista più nutrita di lavori. Ecco i più poetici (incluso quello che vi ho suggerito): A comparison of dung beetle (coleoptera: scarabaeidae) attraction to native and exotic mammal dung (Studio della preferenza dello scarabeo stercorario per lo sterco locale od esotico), Differences among antimicrobial properties of carrion beetle* secretions reflect phylogeny and ecology (Le differenze tra le proprietà antimicrobiche delle secrezioni degli scarabei necrofori ne riflettono la filogenia e l’ecologia. Ne avevo il sospetto, ma ora ne ho la certezza), e assolutamente il mio preferito Insects in hypoxia (Insetti in ipossia – un titolo meraviglioso, altrochè Cime Tempestose!).

 

Piermatteo

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* In italiano non rende (non sono nemmeno sicuro che lo scarafaggio necroforo sia il carrion beetle e non il burying beetle, qualche entomologo sa illuminarmi?), ma se il carrion beetle è proprio “lo scarabeo delle carogne”, il dung beetle è proprio “lo scarabeo di quella roba lì”! Aah, la lingua inglese.

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 22 maggio 2012

 

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