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Quando a stringerti la mano è un fantasma (o sono solo le tue dita, ad essere invisibili?)

La conoscenza del “come funziona” spesso deriva dall’osservazione di ciò che “non funziona come dovrebbe”.
Ecco qui un altro entusiasmante esempio che riguarda il nostro cervello, la complessa pappa, dolce e grigina, che non finisce mai di farci fare “Oooooooooh” strabuzzando gli occhi!

Alla maggioranza di noi sembrerà scontato poter sentire e muovere braccia e gambe in modo coerente alle nostre intenzioni, ma come interviene il cervello in queste funzioni? Come il nostro cervello si crea una “mappa” o “un’immagine” del nostro corpo?

Un grande stimolo verso queste ricerche arriva dall’osservazione di un fenomeno piuttosto strano, ma molto comune: la sindrome dell’arto fantasma (Phantom Limbs Syndrome). La maggioranza delle persone che hanno subito un’amputazione (per malattia o trauma) percepisce delle sensazioni che sembrano provenire dalla mano, braccio o gamba, che non esiste più.

Alcuni hanno una generale consapevolezza dell’esistenza dell’arto amputato: forma, dimensione e posizione (in termini tecnici: Phantom Limb Awarness). Altri avvertono sensazioni come pressione, movimento, prurito, caldo e freddo (Phantom Limb Sensation). Altri ancora avvertono la presenza di un arto diverso da quello amputato, ad esempio più corto o con più dita.

La colpa è ovviamente del cervello che gioca brutti scherzi.
Le aree della corteccia cerebrale dedicate al “sentire” e al “muovere” della parte amputata continuano, infatti, a funzionare. Del resto perché non dovrebbero, visto che sono neuroni vivi e vegeti e ben collegati a tutto quello che serve? Nel tempo avvengono anche dei fenomeni di riorganizzazione in cui aree della corteccia dedicate ad altre parti del corpo, come ad esempio il viso, vanno a sovrapporsi parzialmente a quelle dedicate all’arto che non c’è più. Ed ecco che alcuni potrebbero percepire il braccio fantasma come immerso nell’acqua se una lacrima gli solca la guancia.

Ma questo sarebbe il meno…

Il problema è che nel 50-80% dei casi l’arto fantasma è doloroso e paralizzato (Phantom Limb Pain) e ovviamente non c’è farmaco o manipolazione che tenga: non si può massaggiare con una pomata antidolorifica o trattare con la fisioterapia una mano inesistente! Neurologi e neuroscienziati hanno però escogitato dei sistemi per curare questo dolore: ingannare il cervello.

Il dolore sembra essere dovuto a un conflitto tra il segnale in andata “muovi l’arto” e la risposta sensoriale di ritorno “l’arto si muove”, che normalmente torna al cervello da un arto sano e che, in questo caso, ovviamente non arriva.
Tutto ciò causa un dolore continuo, spesso crescente nel tempo, e una fastidiosa sensazione di paralisi dell’arto fantasma.
E’ stato anche scoperto che l’intensità del dolore è legata al grado di riorganizzazione del cervello.

Per ingannare il cervello si sfrutta il senso che meglio di tutti ci dà la percezione della realtà: la vista.

Il Dr. Ramachandran ha ideato una tecnica curiosa quanto efficace.
Il paziente che lamenta dolore e paralisi, ad esempio, del braccio fantasma dovrà mettere l’altro braccio, sano ed esistente, all’interno di una particolare scatola di fronte a lui. La scatola è divisa in due parti uguali da uno specchio (per immagini esplicative cliccate qui) e il paziente deve muovere il braccio mentre guarda nello specchio. In questo modo i suoi occhi vedranno nello specchio un altro braccio, speculare a quello sano, che il cervello interpreterà come “presenza” del braccio amputato e lo vedrà muoversi in modo coerente.

Questi esercizi sono molto efficaci nel diminuire dolore e paralisi dell’arto fantasma e sembrano anche in grado di modificare la riorganizzazione cerebrale precedentemente avvenuta. Il paziente può quindi riuscire a muovere liberamente il suo arto fantasma (per quanto possa sembrare assurda questa frase, è proprio così!) e, finalmente, vivere senza un dolore continuo.

Questo metodo, oltre che un sollievo alle sofferenze di molti, è stato rivoluzionario ed ha aperto a nuovi approcci nella cura e nello studio del funzionamento del cervello. In un articolo recente Ramachandran riporta il caso di una donna focomelica, nata con una mano deforme (con un abbozzo di pollice, priva di indice, anulare e medio paralizzati e mignolo normale), che in seguito a un incidente ha subìto l’amputazione della mano.
La donna ha presto cominciato a sentire una mano fantasma, ma questa volta sentiva tutte e 5 le dita (!!!) anche se paralizzate e doloranti. Dopo anni di dolore si è affidata alla cura di Ramachandran ed è riuscita a muovere liberamente la sua mano “sana” fantasma.

Ma come faceva il suo cervello ad avere la “mappa” di una mano normale, se la donna era focomelica dalla nascita?

Insomma, il nostro cervello ci riserva ancora tante sorprese e domande a cui dare una risposta, con buona pace dei neuroscienziati che non rischiano certo di restare senza pane per i loro denti!

 

Un saluto fantasma,

Camilla

 

Gli articoli scientifici che ho consultato sono:
- Paul D. McGeoch e V. S. Ramachandran. The appearance of new phantom fingers post-amputation in a phocomelus. NEUROCASE 2012; 18(2): 95–97.
- M.Diers et al. Mirrored, imagined and executed movements differentially activate sensorimotor cortex in amputees with and without phantom limb pain. PAIN 2010; 149: 296–304.
- K. MacIver, et al. Phantom limb pain, cortical reorganization and the therapeutic effect of mental imagery. BRAIN 2008; 131: 2181-2191.
- J.P. Hunter et al. The effect of tactile and visual sensory inputs on phantom limb awareness. BRAIN 2003; 126: 579-589.

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Scritto da Camilla Urso Pubblicato il 11 giugno 2012

 

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2 Commenti »

  • Supercapra dice:

    In una puntata di Dr. house usa questa tecnica, per curare un vicino rompicoglioni che aveva un arto amputato e sentiva dolore :D

  • nico dice:

    Ramachandran è uno dei miei miti!

    Consiglio la lettura del suo interessantissimo articolo (in due parti):

    Filling in Gaps in Perception (Current Directions in Psychological Science, 1992 e 1993)