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Bioscanner/Trimprob: la sonda scova-tumori definitiva? (Parte I: tutta la vicenda minuto per minuto)

Con questo articolo vi presentiamo un lavoro incredibile fatto da due nostri autori. Il loro sodalizio è nato perché una nostra lettrice si chiedeva cosa cavolo sono i bioscanner contro i tumori, e se funzionano davvero. Noi abbiamo messo in campo Umberto&Giuseppe, una sorta di Fruttero&Lucentini della scienza.
L’articolo di oggi racconta tutta la storia e i retroscena; quello di domani avrà tutti i dettagli scientifici e trarrà le dovute conclusioni. Buona lettura!

[Giovanni Argento]

Metti un giorno un fisico, la Marina Militare, un mal di stomaco e l’invenzione (forse) del secolo.

Potrebbe riassumersi così la storia della famosa (famigerata?) «sonda scova-tumori» Trimprob, prima osannata, poi messa fuori produzione e oggi nuovamente in commercio col nome di Bioscanner.

La sua creazione e tutte le vicende che l’hanno caratterizzata sono, infatti, legate indissolubilmente ad una serie di circostanze, personaggi ed enti di primo piano nella vita pubblica del nostro Paese. Tanto che ad oggi risultano ancora senza risposta, addirittura due interrogazioni parlamentari fatte al Governo in merito alla faccenda, dal senatore Lannutti (IDV) nel 2011 e dall’onorevole Girlanda (PDL) nel 2012.

Ma andiamo con ordine.

Trimprob: storia di un’invenzione per caso

L’anno è il  1992. Lui, l’inventore, è un fisico elettromagnetico, dal nome così inusuale che sembra improbabile: Clarbruno Vedruccio. Loro, i committenti, erano la Marina Militare e cercavano di costruire un’apparecchiatura di rilevamento radar. L’avvenimento dirimente, che ha dato il via a tutto ciò di cui parliamo, e che avrebbe cambiato la carriera (nonché la vita) di moltissime persone di lì in avanti, è un mal di stomaco accusato dal prof. Vedruccio mentre si trovava al lavoro.

Tale episodio, cruciale per la scoperta del principio su cui si basa il Trimprob, è raccontato dalle vive parole di Vedruccio in un’intervista concessa alla Rai qualche anno fa. Quel giorno, il professore si accorse che i tessuti malati hanno la capacità di interagire con le onde elettromagnetiche emesse a frequenze specifiche. Grazie a questa scoperta, come racconta lo stesso Vedruccio in una conferenza organizzata per il sito di divulgazione TED, comincia a studiare il fenomeno e ad apprendere delle ricerche realizzate in precedenza da altri studiosi in questo campo. Scopre che negli anni ’80 in America si era realizzato un sistema per tentare di individuare il cancro alla mammella, poi abbandonato perché impreciso.

Quindi, forte della sua esperienza nel settore, maturata collaborando a progetti d’avanguardia per conto del reparto COMSUBIN della Marina, a La Spezia, decide di sviluppare un proprio apparecchio diagnostico capace di rilevare, non solo gli stati infiammatori, ma anche i tumori.

Ci vollero circa dieci anni (e più di cinque milioni di euro di investimento) prima che il Trimprob smettesse di essere un prototipo e diventasse un’apparecchiatura ufficialmente a disposizione degli ospedali italiani, costruita su licenza da Galileo Avionica (oggi Selex Galileo), una controllata del gigante della difesa Finmeccanica, l’azienda di stato finita recentemente nelle cronache per le accuse di corruzione internazionale, in merito ad un mega appalto ottenuto in India alcuni anni orsono.

La grande promessa dello screening di massa antitumorale

La presentazione ufficiale del Trimprob, come apprendiamo dal Corriere, avviene a novembre 2003 in pompa magna, alla presenza dei dirigenti di Galileo Avionica, dell’inventore, del prof. Austoni (luminare di urologia deceduto nel 2012, ma all’epoca presidente della SIURO – Società Italiana di Urologia, nonché primario e direttore della Clinica urologica dell’ospedale San Giuseppe di Milano, dove avvennero le prime sperimentazioni), del Dott. Bellorofonte (l’urologo specializzatosi nella diagnosi col Trimprob, che già allora aveva esaminato diverse migliaia di pazienti e di cui sentiremo ancora parlare nella nostra storia), del Ministro della Salute Sirchia e del Ministro delle Riforme Bossi, occasionalmente presente, in veste di paziente esaminato con l’apparecchiatura.

Fu in quell’occasione che il Trimprob assunse la fama di «sonda scova-tumori». Un soprannome forse troppo altisonante per un’invenzione ancora alla sua prima versione, ma che di certo, ben fotografava nell’immaginario collettivo, il suo utilizzo potenziale. Esso, infatti, benché capace di individuare un’ampia gamma di degenerazioni tissutali a vario livello, fu sperimentato in maniera massiccia nella diagnosi del carcinoma prostatico, un tipo di cancro che colpisce diffusamente gli uomini ed è particolarmente fastidioso da diagnosticare, in quanto, oltre al comune prelievo di sangue per effettuare il test preliminare del PSA (il principale campanello d’allarme se qualcosa che non va alla prostata), necessita di esami invasivi e dolorosi per i pazienti, che, peraltro, sono anche significativamente costosi per il Servizio Sanitario Nazionale. Viceversa, con l’impiego in via esclusiva del Trimprob per una diagnosi precoce, questi “difetti” della prassi consolidata, verrebbero totalmente superati, in quanto l’esame con questo macchinario avviene molto più semplicemente, perfino del test PSA: cioè muovendo l’apparecchio intorno al paziente, che può addirittura rimanere vestito, e leggendo immediatamente l’esito sullo schermo (un po’ come accadeva con l’apparecchiatura medica dei telefilm di Star Trek…); il tutto, ad un costo di esercizio irrilevante, giacché la macchina diagnostica consta di una semplice antenna portatile, atta al rilevamento, e di un computer ricevente che interpreta il segnale proveniente dall’antenna. Anche il costo per l’acquisizione dell’apparecchiatura e quello per l’addestramento del personale che deve utilizzarlo, risulta essere trascurabile, se paragonato a quello dei più tradizionali sistemi di diagnosi elettronica quali la TC, ad esempio, aggirandosi ad alcune decine di migliaia di euro, contro i milioni per le strumentazioni tradizionali. In merito, comunque, ci permettiamo di far notare che, a differenza del Trimprob, le strumentazioni tradizionali consentono di vedere fisicamente la massa tumorale e non solo di desumerne indirettamente la sua esistenza. Inoltre, considerando le indicazioni di utilizzo dell’apparecchio che sono state fatte nei vari studi che abbiamo letto, la questione dei costi, nel caso del carcinoma prostatico, andrebbe affrontata confrontando il Trimprob soltanto col PSA, di cui si può considerare l’alternativa più prossima.

Pur tuttavia, proprio queste caratteristiche di facilità di utilizzo e convenienza economica, unite alle positive valutazioni riportate nei primi test, rendevano Trimprob il principale candidato per il tanto auspicato screening di massa della popolazione maschile, ovvero la possibilità di sottoporre ad esame tutti gli uomini a rischio, per diagnosticare precocemente il carcinoma prostatico. Un’attività di prevenzione importantissima, poiché, se correttamente implementata, è capace di salvare molte vite, andando ad individuare il tumore in tempo utile per essere curato, minimizzandone la mortalità.

Tuttavia, a causa della complessità – sia pratica che scientifica – di tale attività di screening, che necessita peraltro di un’elevatissima precisione negli strumenti di diagnosi (cosa tutta da dimostrare per quanto riguarda quest’apparecchiatura), fu proprio il ministro Sirchia, già in quell’occasione, a predicare prudenza circa l’esaltazione dei risultati positivi fino ad allora ottenuti utilizzando la sonda, andando – stranamente, per una presentazione – a porsi in contrasto con i due principali sponsor medici del macchinario, cioè il prof. Austoni e il dott. Bellorofonte, ma ribadendo, comunque, la disponibilità del ministero ad assistere Galileo Avionica nelle ulteriori sperimentazioni.

Sperimentazioni che furono in effetti poi tenute negli anni successivi in diversi centri (tra cui l’Istituto Europeo di Oncologia di Umberto Veronesi), nell’interesse generale, come testimoniato da un articolo apparso anche sull’americano Wired che le annunciava.

2008: cessa improvvisamente la produzione del Trimprob

La storia del Trimprob sarebbe potuta rimanere confinata al ristretto spazio della pubblicistica scientifica o a qualche sporadica apparizione sulla stampa tradizionale, come quelle appena menzionate, se non fosse intervenuto un accadimento inatteso: nel 2008, a pochi anni dal lancio sul mercato in grande stile dello scanner, Galileo Avionica decide di mettere in liquidazione l’azienda che nel frattempo aveva creato per commercializzare la sonda, e smette di produrla.

Una decisione incomprensibile per il suo inventore, assolutamente convinto della bontà della propria invenzione, e decisamente poco coerente se si dà per buona la laconica motivazione con la quale Finmeccanica stessa ha commentato la propria decisione. Interpellata dalla trasmissione Report di Raitre, che fece un servizio sull’argomento, l’azienda in una nota disse (il virgolettato è ripreso da Report) che «dopo avere investito 5 milioni e mezzo ha deciso di abbandonare questa invenzione alla sua sorte» poiché (e qui il virgolettato è ripreso da un comunicato di Agenparl, un’agenzia di stampa citata nell’interrogazione parlamentare del sen. Lannutti) «il gruppo si occupa di sistemi di difesa, non di diagnostica medica. Ma resta il mistero – allora – sul perché abbia iniziato a produrlo».

Lungi da noi il trovare una risposta a questa domanda – che esula decisamente dal tema del nostro articolo, ma che è effettivamente pertinente, visto anche l’ingente investimento fatto da Finmeccanica – ci limitiamo a registrare che, di qui in poi, il Trimprob diventa, purtroppo, l’ennesima leggenda metropolitana del web. Infatti, rilanciando le numerose interviste rilasciate (forse con troppa leggerezza) dal prof. Vedruccio – intenzionato a trovare a tutti i costi un nuovo produttore per la sua sonda –  molti siti, soprattutto tra quelli meno avvezzi alla pratica del rigore scientifico, non hanno saputo filtrare le informazioni ricevute (a volte un po’ troppo gonfiate in positivo – va detto), trasformando quest’apparecchiatura dalle caratteristiche molto promettenti, ma non ancora certificate, in un vero e proprio strumento miracoloso, capace di chissà quali mirabolanti cose e, al contempo, mitizzando la figura di Vedruccio, candidandolo a furor di popolo (come se questo fosse possibile), addirittura per il Nobel alla Medicina del 2011!

La cronaca degli anni più recenti del Trimprob è presto fatta: secondo le stime del suo inventore, è presente in una cinquantina di centri pubblici e privati in Italia (tra cui alcuni grandi ospedali di Roma, Milano e Bari). La sonda, non più sviluppata da Finmeccanica – a quanto si apprende in un’intervista del Dott. Bellorofonte, concessa a 7gold lo scorso anno – sarebbe stata ulteriormente migliorata (perlomeno sul lato software) con l’aiuto dei tecnici del Politecnico di Milano. Vedruccio, invece, coadiuvato da vari scienziati europei, ha continuato a sfornare studi (tutti da vagliare) sui meccanismi alla base del funzionamento del suo macchinario.

Infine, negli ultimi mesi del 2012, l’annuncio tanto atteso (da Vedruccio): l’apparecchiatura, ribatezzata Bioscanner, viene nuovamente prodotta e commercializzata, questa volta da una ditta privata dell’Emilia Romagna.

Ma il Trimprob, funziona veramente? E se sì, quanto è preciso?

Queste sono le domande più importanti che ci siamo posti dal primo momento in cui abbiamo appreso di quest’invenzione. Il Trimprob “funziona”? E, soprattutto, quanto bene funziona?

La risposta ad entrambi i quesiti abbiamo voluto condensarla in un secondo e più approfondito articolo, che tenterà di spiegare i meccanismi alla base del suo funzionamento. Dopo aver ricostruito con puntualità la storia di quest’invenzione, siamo andati a spulciare con analitico rigore, gli studi finora pubblicati da Vedruccio e altri, e ci siamo fatti un’idea precisa delle cose, aldilà dei facili proclami letti in più di un’intervista, aldilà dell’entusiasmo suscitato nell’opinione pubblica e, terzi, rispetto al comprensibile scetticismo e alle forti critiche che da più parti sono piovute su quest’invenzione.

Il tutto per offrire ai nostri lettori un’informazione quanto più obiettiva possibile sulla faccenda.

Le conclusioni, quindi, sono rimandate alla II parte del nostro articolo sul Trimprob/Bioscanner.

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Scritto da Umberto Biscotti Pubblicato il 17 aprile 2013

 

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