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Tesoro, chiudi il Vesuvio che entra l’aria fredda!

Per quelli di voi che masticano la lingua inglese, vi suggerisco oggi la lettura del blog di Nature, che propone un’interessante analisi del calore che cova sotto le suole delle nostre scarpe (per la precisione, qualche decina di Km più sotto).

Sotto di voi! - Credito: walldesk.net

Sotto di noi, come ben sapete, c’è un oceano di roccia incandescente. E non è nemmeno tanto distante: va dai 15 km (solitamente sul fondo degli oceani) ai circa 80 km (sotto le catene montuose).
L’energia che il nostro pianeta irradia nello spazio contribuisce al raffreddamento dell’interno del pianeta (ossia, tra i raggi infrarossi che la Terra emette -oltre a quelli sponsorizzati dalla nostra stella – ce ne sono alcuni che si sono fatti strada dai profondi recessi infernali fino al suolo e oltre).
Ma questa energia da dove arriva?

Come l’articolo commenta, buona parte di questo calore è alimentato dal decadimento degli elementi radioattivi presenti nelle rocce fuse del mantello (ebbene sì, mica l’abbiamo inventata noi la radioattività), ma buona parte è ancora quello rimasto dall’epoca in cui la Terra si è formata (poco antecedente all’idilliaco adeano di cui parlavamo in un articolo poco tempo fa).

Per darvi un’idea, dei 174 petawatt che la Terra irradia (il petawatt è un parente del megawatt del vostro contatore della luce, dove “mega” = “un milione”, così “megawatt” = “un milione di watt”; “peta” = “un milione di miliardi”), ben 44 terawatt (mille miliardi di watt) derivano dall’energia geotermica (= dal calore interno del nostro pianeta).
Di questi, la metà deriva da quantità immani di uranio e torio che mentre state leggendo, stanno decadendo: tendete l’orecchio!

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 19 luglio 2011

 

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Un commento »

  • Marco dice:

    e non c’è modo di sfruttarne nessuno di questi 174 petawatt?