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Le Scienze Storiche: come riprodurre la civiltà dell’antica Roma a casa vostra

“Scienza” è una parola che fa tendenza… ed infatti un po’ se ne abusa ormai; ad esempio, è a mio avviso strano che certi dipartimenti universitari facciano riferimento, nelle loro denominazioni,  a presunte “Scienze Giuridiche”, o alle “Scienze Storiche”, o ancora alle “Scienze Politiche”. Galileo infatti ci insegna che il Metodo Scientifico si fonda sulla modellizzazione matematica, e sulla riproducibilità degli esperimenti su cui un modello si fonda. Ora, l’espressione “Scienze Storiche” farebbe pensare alla possibilità di far ripetere a nostro piacimento la battaglia di Waterloo, ad esempio, per testare un nuovo modello interpretativo della sconfitta di Napoleone. Purtroppo (o per fortuna), Napoleone è morto e sepolto, e c’è poco da riprodurre. Va però detto che certe volte questo criterio della riproducibilità può essere applicato allo Storia: a tal proposito, vediamo un bell’esempio tratto dalle usanze dell’antica Roma.

I Romani delle origini erano persone senz’altro intelligenti, ma piuttosto rozze. La loro economia si basava molto sulle pecore, da cui ricavavano latte e carne. Pecora in latino si dice pecus, e la radice “pecu” la si ritrova in tante espressioni delle lingue neolatine ed affini, tra le quali non solo la stessa parola italiana “pecora”, ma anche  “pecuniario” e “peculato”. Queste ultime fanno riferimento al denaro ed all’appropriazione (indebita), e ciò dipende dal fatto che ciascun allevatore latino pensava alle proprie pecore come ad una parte essenziale del patrimonio personale,  nell’ottica di un interesse particolare.  Ora, vi starete chiedendo dove io voglia andare a parare; ebbene, si dà il caso che pecus sia una parola onomatopeica: provate ad allungare molto la e di pecora… peeeecora… insomma, ogni volta che diciamo pecuniario, peculato, pecora, senza saperlo stiamo facendo una sorta di esperimento in cui il verso delle greggi romane viene riprodotto, a 2000 e più anni di distanza! Non vi sembra, come dire, tutto molto peeeeeeculiare?

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Scritto da Pepito Sbazzeguti Pubblicato il 8 luglio 2011

 

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4 Commenti »

  • Pepito Sbazzeguti dice:

    Ritengo opportuno precisare che “pecus” era termine usato per indicare il bestiame in generale. Ma la sostanza cambia poco, essendo comunque alta la quota di ovini a quei tempi ed a quelle latitudini.

  • Francesco dice:

    Una precisazione. Perché si dice Scienze storiche?
    Lo storico, ogni volta che fa un’affermazione, cita un dato, ecc… deve sempre citare la sua fonte. E c’è anche un metodo storico molto rigoroso. Che per esempio impone di non trascurare delle fonti solo perché quello che ci trovi farebbe fare una magra figura a personaggi cui tieni tanto, per ragioni politiche o religiose.

    La storia non è una scienza (umanistica, ci mancherebbe…) perché si possano ripetere gli eventi del passato, ma perché seguendo il percorso attraverso le fonti operato dallo storico, chiunque possa giungere a conclusioni simili. Non sono gli eventi ad essere ripetibili, ma il percorso e la conseguente interpretazione.

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      Ciao Francesco!

      sono perfettamente d’accordo con te: non ha caso ho iniziato l’articolo dicendo che negli ultimi anni si è abusato un pochino della parola “Scienza”. Anche io penso che lo studio della storia ha una rilevanza “predittiva” che si limita a fenomeni (percorsi) di carattere molto generale. Però, il linguaggio umano, che è un prodotto della storia, fa scherzi strani e molto puntuali. E talvolta, ci ritroviamo a riprodurre suoni antichi senza nemmeno rendercene conto. Questo è il mio piccolo messaggio

      • Pepito Sbazzeguti dice:

        Ah, sto facendo un trasloco e sono esausto: per favore, non badare ad “h” di troppo ed a congiuntivi che mancano… ;)