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“mors tuo, non-vita mea”: ti faresti mordere da un T. rex?

I T. Rex non sono solo una band anni ’70: sono anche animaletti batuffolosi giganti della preistoria noti per la testa enorme, le braccine corte*, e l’abilità di aprire le porte (no, forse quelli erano i velociraptor).
I tirannosauri, forse proprio perché hanno quel “tiranno” nel nome, hanno da sempre monopolizzato l’immaginazione di tutti. Se i vostri nipotini hanno dei piccoli dinosauri di plastica, state pur certi che il loro preferito è il T. rex. Anche gli scienziati non sono da meno: proprio questo animale, su tutti quelli preistorici, è quello più studiato in assoluto.

L’ultima ricerca, pubblicata su Biology Letters, ha stimato quanto potente fosse il morso di questo animale. E ha scoperto che era davvero pazzesco: tre tonnellate con un solo “sgnack”, pari al peso di un elefante seduto sulla vostra mano. Studi precedenti, invece, avevano stabilito che fosse potente “solo” come il morso di un alligatore (non so voi, ma secondo me se il morso fa male è comunque troppo potente).

Nell’impossibilità di chiedere direttamente a un T. rex di mordere un campione da laboratorio, e nell’attesa che la clonazione riporti davvero in vita i dinosauri nei parchi a tema, i ricercatori hanno fatto una simulazione al computer, con l’aiuto di uno scanner a laser.

i T. rex, si sa, erano ghiotti di barrette di plutonio

Hanno realizzato in pratica un modellino virtuale in tre dimensioni di un teschio conservato al museo di Manchester. Poi, guardando bene tutte le “gobbette” delle ossa, hanno capito come si innestavano e interagivano tra loro i muscoli responsabili del morsicare. Infine, simulando il morso al computer, sono andati a controllare quanta pressione si sviluppava a livello dei denti grazie a questi muscoli. E la risposta è 30-60 mila Newton**, quando le ricerche precedenti stimavano “solo” 8-13 mila Newton.

A cosa serve sapere tutto questo? A niente, dirà qualcuno. Dopotutto, che non è bello essere morsi da un T. rex lo sapevamo già.
Ma non trascurate l’aspetto più sorprendente: degli uomini sono riusciti a scoprire qualcosa di un animale estinto da milioni di anni, semplicemente immaginando il suo modo di mordere. Se avete aperto la bocca per lo stupore… ecco, a qualcosa è servito.

 

* Avevano davvero, anatomicamente parlando, le braccine sottodimensionate. Non sappiamo ancora nulla, invece, sul loro essere tirchi. Se volete una mia opinione, però, è molto probabile che lo fossero :)

** Il Newton, oltre ad essere un grande scienziato del passato, è l’unità di misura della forza: è definito come “la quantità di forza necessaria per imprimere ad un chilogrammo di massa un’accelerazione di un metro al secondo quadrato”. Se non capite cosa c’entri con i morsi del T. rex, beh… fidatevi! :)

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Scritto da Giovanni Argento Pubblicato il 5 marzo 2012

 

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5 Commenti »

  • Marco dice:

    “Se avete aperto la bocca per lo stupore… ecco, a qualcosa è servito.”

    …dopo “stampa cattiva” ci starebbe bene la sezione “ricerca inutile”. :D
    qualche giorno fa in tv m’è capitato di vedere un documentario dove dei ricercatori cercavano di stabilire quanta forza avesse un grizly. Ora a parte i risultati dati in equivalenza di numero di uomini e non in numero “di grandi scienziati del passato” :D mi chiedo: è necessario sapere che un grizly in un braccio ha la forza di 5 uomini per sapere che è meglio non farci rissa al bar dopo aver bevuto? Per esempio già sapere che lui non beve e quindi ha riflessi migliori mi sembra sufficiente per cercare di farselo amico.

  • Giovanni Argento dice:

    Hai ragione, potrebbe essere inutile… oppure no :)
    Dopotutto i ricercatori hanno sviluppato una tecnica per realizzare modelli di forza muscolare in 3D. Pensa, potrebbero servire a realizzare (sto inventando di sana pianta!) nuove presse industriali basate sullo schema dei muscoli del T. rex. Oppure, un giorno si potrebbe capire che una malattia umana che crea problemi di masticazione perche’ “addormenta” un muscolo, può essere guarita con un innesto messo in quel certo punto (di nuovo, grazie allo schema di potenza masticatoria del T. rex).
    Insomma, il discorso globale che vorrei fare è: l’unico limite alla ricerca e alla sua applicazione e’ la fantasia. E ogni ricerca è inutile, almeno finche’ qualcuno non capisce come utilizzarla per progredire e scoprire qualcosa di nuovo… :D

  • Marco dice:

    uhm direi che la conclusione (come mi faceva notare Sabrina)è un’ottima risposta.
    La domanda ora sorge spontanea: come si decide quali ricerche finanziare?
    Riformulandola in chiave meno materialista: come si decide in quali ricerche “credere” se non si ha già un’idea delle possibili applicazioni?

  • Giovanni Argento dice:

    Quella sui finanziamenti (e ti restituisco il favore :) ) è un’ottima domanda. Ovviamente non pretendo di avere la risposta giusta; però direi che ci sono bandi di concorso pubblici, in cui le idee del T. rex raramente riescono a prevalere; e finanziamenti privati, in cui (sempre nell’esempio strampalato di cui sopra) convinci un’azienda di presse a farti studiare il morso del T. rex. O magari chiedi all’azienda che fa gli scanner 3D di prestarti la sua macchina, cosi’ gli fai pubblicita’, e usi dei fondi che prevengono da rivoli di una ricerca ben piu’ ampia portata avanti dal dipartimento (tipo: l’ecofauna del Permiano come specchio della crisi economica internazionale odierna).

    P.s. se qualcuno fa una tesi su “l’ecofauna del Permiano come specchio della crisi economica internazionale odierna” vince un gadget di OMG!Science! :)

    • Marco dice:

      “l’ecofauna del Permiano come specchio della crisi economica internazionale odierna”

      ahahahahahaha!!! :D