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Rivoluzionare le neuroscienze con la prima cosa che ti passa per la testa

Phineas Gage e la sua inseparabile amica trave, in una foto d'epoca

La scienza avanza inesorabile, e lo fa senza guardare in faccia niente e nessuno. A volte qualche scienziato, per la sete di sapere, ha ‘sfruttato’ anche eventi terribili e pazzeschi come gli incidenti sul lavoro: che, ovviamente, vorremmo non accadessero mai, ma che purtroppo si verificano lo stesso.

Questa è la storia di Phineas P. Gage, un operaio americano che nella prima metà dell’Ottocento ha rivoluzionato suo malgrado le neuroscienze. E lo ha fatto con una trave infilzata nel cranio (non apposta, ovviamente).

Al museo della Harvard Medical School, il cranio e la trave di Phineas riposano, avvinti in un eterno abbraccio

Il 13 settembre 1848 Phineas stava lavorando alla costruzione di una ferrovia nel Vermont, USA. Insieme agli altri operai stava sistemando dell’esplosivo, per rimuovere una roccia; ma uno scoppio accidentale fece schizzare via una trave di metallo di 6 kg, che non trovò posto migliore dove infilarsi del cranio del povero Gage. Per essere più precisi si infilò sotto lo zigomo sinistro, verso l’alto, e sfondò il cranio devastando la parte frontale del cervello.

La cosa incredibile della vicenda è che Phineas non morì. Anzi, pare che dopo pochi minuti dal trauma fosse già cosciente, e in grado di parlare; nel giro di tre settimane era tornato quasi a una vita normale.

Ma c’è un però. La sua personalità era uscita da questo incidente completamente stravolta. Phineas era improvvisamente diventato asociale, irresponsabile, violento. Gli amici non lo riconoscevano più, e nemmeno a lavoro volevano rischiare di averlo intorno.

L’unico che continuò a interessarsi a lui fu John Martyn Harlow, il medico che lo aveva curato dopo l’incidente. E che cominciò a chiedersi se questo improvviso cambio di personalità avesse a che fare in qualche modo con la porzione di cervello danneggiata (l’emisfero sinistro). Da qui, e per tutti gli anni a seguire, diversi scienziati cercarono di spiegare il comportamento e le emozioni umane in base al danno cerebrale, rivoluzionando di fatto le neuroscienze. Si arrivò addirittura a inventare metodi come la lobotomia, usata in passato per trattare malattie psichiatriche come psicosi e schizofrenia (in pratica si cercava di cambiare la personalità del paziente attraverso un ‘danno controllato’ al cervello frontale, proprio sull’esempio di quello che successe a Gage).

E dopo più di 160 anni, gli studi sull’incidente di Phineas non si sono ancora fermati: nel 1994 alcuni ricercatori, usando un modello che riproduceva il teschio di Gage, avevano cercato di dimostrare che il danno causato dalla sbarra di metallo coinvolgeva entrambi gli emisferi del cervello, e non solo uno. Ma un studio del 2004 ha ripristinato la verità, confermando quello che Harlow aveva già capito da solo, semplicemente toccando con le sue dita: l’emisfero destro di Phineas era rimasto intatto, e il cambio di personalità era da attribuire solo all’emisfero sinistro.

Oggi il teschio di Gage e la trave di ferro che hanno sconvolto le neuroscienze (insieme alla famiglia di Phineas) riposano nel museo della Harvard Medical School, come una sorta di macabro monumento alla conoscenza. Voi invece, prima di andare in giro a piantar matite nelle narici della gente che non si comporta bene, ricordatevi questo: la scienza è un fiore che cresce su ogni cosa. Impara da ogni esperienza, bella o brutta: poi ne fa tesoro, e la regala a tutti. C’è niente di più nobile?

 

p.s. Per chi avesse accesso ai database delle pubblicazioni scientifiche, lo studio originale di Harlow si può recuperare con queste coordinate:
Harlow, John Martyn (1848). “Passage of an iron rod through the head”. Boston Medical and Surgical Journal 39: 389–393
Anzi, mi piacerebbe anche averne una copia… :)

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Scritto da Giovanni Argento Pubblicato il 19 marzo 2012

 

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Un commento »

  • Marco dice:

    “Ma c’è un però. La sua personalità era uscita da questo incidente completamente stravolta. Phineas era improvvisamente diventato asociale, irresponsabile, violento. Gli amici non lo riconoscevano più, e nemmeno a lavoro volevano rischiare di averlo intorno.”

    ehm oddio, non che io voglia dar contro alla ricerca scientifica eh… per carità, però credo che cervello o non cervello, pure a me potrebbero girare fortemente le balle se mi beccassi una trave che mi attraversa tutta la testa sotto per sopra e perdessi un occhio. Direi anche che potrei diventare molto asociale ma sopratutto molto violento con gli amici pure, se questi fossero amici/colleghi di lavoro addetti a sistemare esplosivi…
    :D