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La vita immortale di Henrietta Lacks

Ad una delle donne più importanti (suo malgrado) della medicina, Henrietta Lacks, la Wikipedia italiana non dedica altro che poche righe. Quella inglese è come sempre più completa, ma ancora non rende per nulla giustizia alla prima donna diventata, in un certo senso, immortale. Henrietta ha sconvolto e migliorato le scoperte sulle malattie, i test per trovare nuove terapie, e ha permesso esperimenti fino ad allora inimmaginabili; è stata nello spazio (anche se è morta nel 1951, ben prima delle missioni verso la Luna), al centro di reazioni nucleari nelle bombe atomiche, ha contratto l’AIDS, svariati tumori e centinaia di altre gravi malattie. Ed è ancora viva. E pesa cinquanta milioni di tonnellate.

Prima che pensiate alla trama di un film di serie B, è meglio fare un po’ di ordine in questa storia. Henrietta Lacks è stata una donna americana, nera, morta per un tumore all’utero nel 1951 nell’ospedale Johns Hopkins.
In quell’epoca gli scienziati stavano cercando disperatamente di coltivare cellule umane in laboratorio, e non ci riuscivano proprio. Coltivare cellule al di fuori dei corpi da cui originano era un’idea assurda, se vogliamo, ma fondamentale per la ricerca: questo perché, studiando le cellule in provetta, sarebbe stato possibile fare su di loro molti più esperimenti per scoprire i segreti delle malattie, e per testare decine di “sostanze pericolose” senza intaccare direttamente il paziente.
Nessuno, però, riusciva a capire come far crescere queste benedette cellule in provetta. Questo, finché Henrietta non arrivò in quell’opedale, con il cancro più devastante che i medici avessero mai visto. Le sue cellule resistevano a tutto, erano un’autentica forza della natura. E, ovviamente, resistevano anche alle cure per salvare la vita di Henrietta.
La donna morì qualche mese dopo, ma un ricercatore (George Gey) conservò quelle cellule, perché si accorse subito che avevano caratteristiche straordinarie, e le chiamò HeLa (dalle iniziali di Henrietta). Le HeLa, semplicemente, crescevano in laboratorio, quasi senza bisogno di aiuto, e raddoppiavano di numero ogni 24 ore. Avevano appena aperto una nuova strada per la medicina, e oggi permeano virtualmente ogni nuova scoperta, anche se portano con loro qualche dettaglio inquietante: perché quelle cellule, dal 1951, non hanno mai smesso di crescere.

Perché quelle cellule sono considerate “immortali”
Le persone nascono, vivono la loro vita e muoiono. Le cellule fanno esattamente lo stesso. Come si fa, allora, a parlare di immortalità? Ecco, quella di Henrietta Lacks è un po’ diversa da quella che si legge nei libri a proposito dei vampiri, che vivono per centinaia o migliaia di anni. L’immortalità, in biologia, non significa “non morire”. Significa essere sempre vivi: e, non so se lo sapevate, ma tra le due cose c’è un’enorme differenza.
Vi faccio un esempio (strampalato ma sensato, di quelli che piacciono a me): Giovanni Sebastiano Bacchi ha 50 anni, e probabilmente ancora 20-30 anni da vivere davanti a sé. Essendo molto ricco decide di farsi clonare: ricavano in laboratorio una sua copia identica in tutto e per tutto, un piccolo Giovannino Sebastianino Bacchi. Gli anni passano, e quando Giovannino è adolescente (diciamo che ha 16 anni) il Giovanni “originale” lascia le penne in un incidente, a 66 anni. Secondo le leggi della Natura è morto; ma biologicamente parlando, il suo organismo è perfettamente vivo e vegeto, perché Giovannino è una sua copia identica. La vita biologica di Giovanni, in quanto tale, sta quindi continuando; ed essendo che Giovannino è ricco pure lui, si fa clonare più e più volte; e col passare degli anni, ci sono sempre nuovi Giovannini “figli” a partire dal “Giovannino” della generazione precedente, e identici all’originale. Il “vero” Giovanni, allora, comincia a esserci sempre, e dappertutto: il suo organismo si è immortalizzato.
Con le cellule succede lo stesso: quelle di un tumore, ad esempio, si comportano esattamente così. Non importa se ne uccidiamo la maggior parte con la chemioterapia: alcune cellule ‘scampano’ alle cure, e continuano a crescere e a duplicarsi; la malattia è diventata ‘immortale’.

Con Henrietta Lacks, però, successe qualcosa di ancora più assurdo. Le sue cellule erano immortali (continuavano quindi a clonarsi, a duplicarsi identiche a sè stesse, all’infinito); e gli scienziati iniziarono a spedirle per il mondo a colleghi ricercatori, le sottoposero a migliaia di esperimenti diversi, le misero nelle condizioni più estreme (alcune furono spedite nello spazio per “scoprire gli effetti dell’assenza di gravità sui tessuti umani”), le fecero crescere ai ritmi più forsennati e cominciarono a venderle come qualsiasi altro prodotto commerciale.
Già nel 1954 le HeLa servirono a Jonas Salk per sviluppare il suo vaccino contro la poliomielite; negli anni successivi, per fare solo alcuni esempi, sulle cellule di Henrietta si testarono vari tipi di cancro, l’AIDS, gli effetti di sostanze tossiche e radioattive; si usarono per mappare il genoma umano e per una valanga di altre cose, dalle colle ai cosmetici alle molecole industriali. Ne hanno clonate talmente tante che, secondo una stima, messe tutte insieme queste cellule pesano almeno 50 milioni di tonnellate: qualcosa come 1 milione di miliardi di volte l’Henrietta originale (se supponiamo che la donna pesasse più o meno 50 kg, e che io sia capace di contare tutti quegli zeri)*.

Questo post non è che un breve e stringatissimo riassunto della vita “immortale” di Henrietta: una storia drammatica per le conseguenze che ha avuto sulla famiglia Lacks, e che ha aperto scenari impensabili sul fronte dell’etica e della ricerca biomedica. Quelli di Henrietta sono stati forse i primi campioni biologici venduti con scopi commerciali, fruttando miliardi di dollari, ma oggi di esempi ce ne sono a decine. Alla famiglia Lacks, però, non è mai arrivato un centesimo: anzi, non hanno nemmeno l’assicurazione sanitaria americana, e non hanno soldi per pagarsi i dottori. Perché? Significa che le parti del nostro corpo non sono di nostra proprietà, e che i dottori possono farne quello che vogliono? Se mi asportano un neo, ho diritto a chiederlo indietro o rimane di proprietà dell’ospedale che mi ha operato? Possono guadagnare sul mio corpo, senza che io ne sia in qualche modo consapevole?
Le risposte sono molto, molto complesse, ma i più curiosi dovrebbero leggere “La vita immortale di Henrietta Lacks” di Rebecca Skloot (424 pp., Adelhi 2011), che ha ispirato questo post. Un libro scritto meravigliosamente, scorrevole, interessante, commovente, drammatico, e che fa continuamente riflettere.
Leggetelo, perché ne vale la pena; e perché Henrietta, dopo averci salvato la vita milioni di volte, diventi immortale anche nei nostri pensieri.

 

* Spaventiamoci un po’ con i numeri. Di Henrietta, attualmente, potrebbero virtualmente esistere 1 milione di miliardi di cloni, se ci basiamo su tutte le cellule HeLa esistenti. Già di per sé il numero è inimmaginabile. Ora, consideriamo che in un unico corpo umano esistono all’incirca 100 mila miliardi di cellule. Significa che di Henrietta esistono in giro 10^15 * 10^13 = 10^28 cellule. Un “dieci” seguito da ventotto zeri. Nemmeno tutti i soldi della Terra, probabilmente, arrivano a tanto.

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Scritto da Giovanni Argento Pubblicato il 3 settembre 2012

 

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3 Commenti »

  • Niki Giada dice:

    Fantastico! Avevo incrociato spesso queste cellule HeLa ma MAI mi sarei immaginato una storia simile :D

  • Anonimo dice:

    [...] del materiale genetico. Per chi non ricorda cosa sono queste cellule c’è sempre il nostro articolo sulla Vita immortale di Henrietta Lacks, ma un riassunto molto breve potrebbe dire questo: sono cellule che hanno rivoluzionato la storia [...]