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Storia dell’inconscio, dalla filosofia alle moderne neuroscienze (parte 1)

C’è una cosa che ha sempre affascinato tutti gli scienziati: perché pensiamo? Com’è possibile che il nostro cervello, biologicamente, abbia la coscienza e la conoscenza di sé stesso? Già questo unico dilemma farebbe esplodere cervelli a ripetizione. Per questo abbiamo voluto ospitare un’analisi in quattro parti sulla “storia dell’inconscio”, realizzata da Davide Mangani. Spero che il vostro cervello non si rovini subito, perché seguiranno altre tre puntate :)
Buona lettura!
Giovanni Argento

 

L’inconscio, nonostante i grandi sforzi delle discipline scientifiche, psicologiche e filosofiche, rimane una delle tematiche più oscure riguardanti la mente dell’essere umano. Con una serie di 4 articoli mi prefiggo di dare una idea complessiva della storia dell’inconscio e di integrare in ultimo una mia analisi globale del suo significato.
A differenza di quanto si pensi, Freud non è stato il primo a parlare di inconscio. In altri termini già Sant’Agostino aveva parlato di una forza oscura alla coscienza umana da cui nasceva il peccato dell’uomo.
Più a fondo e secondo un altro punto di vista, andò il filosofo Leibniz che in un suo trattato parla delle “percezioni insensibili”, ossia fenomeni sensitivi non accompagnati dalla consapevolezza.
In pratica per Leibniz lo Spirito pensa sempre, e noi non percepiamo le singole cose ma una unificazione di esse. Tutto quello che viene percepito ma non giunge alla coscienza può comunque generare dei “mutamenti nell’animo”.
Sulla scia di Leibniz molti altri autori si “affacciarono” sul mare dell’inconscio, tra cui Schelling e Schopenhauer.
Schelling affermò che la Natura cominciava nell’inconscio e finiva nel conscio, mentre Schopenhauer diede uno stampo più dedicato all’uomo dell’inconscio definendolo il carattere più originario della Volontà. Quindi viene delineato come sostanza Noumenica(ciò che non può essere percepito nel mondo tangibile) , e la coscienza non è più un suo fine, ma una facoltà al suo servizio per la realizzazione dei suoi disegni di vita.

Più importante fu la spaccatura che si creò tra l’idea dei filosofi Immanuel Kant e Friederich Nietzsche.
Il primo asserì che l’uomo si trova all’intersezione di due mondi:
- il mondo sensibile che è fatto da animali, vegetali, minerali ed è quindi sede degli impulsi e degli istinti
- il mondo intellegibile fatto teoricamente da elementi puramente razionali come gli Angeli e Dio

Il mondo sensibile sembra delineare, anche se Kant non utilizza specificamente questo termine, i tratti dell’inconscio. Vede infatti questo mondo come la sede degli impulsi e delle passioni che se guidano l’uomo, lo trascinano ad una “autonomia negativa”, ossia ad uno stato di minorità in cui l’uomo si fa guidare dagli istinti della terra. A ciò si contrappone il mondo intellegibile, che essendo la sede massima d’espressione di Coscienza e Ragione, guida ad una “autonomia positiva”, in cui l’uomo autodeterminandosi grazie alla sua ragione, può uscire dal suo stato di minorità ed elevarsi ad una morale superiore; quella di Dio e degli Angeli.
E’ da sottolineare che Kant non vuole eliminare “l’inconscio” dalla vita dell’uomo, anzi, vuole semplicemente che ogni nostra pulsione sia “passata al vaglio della Ragione”, in modo da permetterci quella continua tensione alla Morale che è propria della filosofia Kantiana.
Nietzsche invece ribalta la visione Kantiana della Morale. Difatti nella morale del gregge, Nietzsche dice che gli uomini sono buoni e morali solo quando sono incapaci di essere forti e di ottenere quello che vogliono con la forza. I deboli si mascherano nell’idea di essere buoni. La loro coscienza è distorta e nasconde la vera natura sottostante, quella inconscia.
Le norme morali agiscono così per censurare gli impulsi e gli istinti vitali dell’uomo. L’uomo a poco a poco diviene inconsapevole di ciò che è realmente e gli viene preclusa una piena integrazione della personalità. Usando le sue stesse parole, “siamo ancora nella culla e già ci danno parole e valori pesanti come Bene e Male”. Nietzsche incalza con questa teoria in altri suoi due scritti l”Aurora” e la “Gaia scienza”. Nel primo afferma che gli uomini sono addirittura sconosciuti a se stessi poiché vivono in una nebbia di opinioni impersonali e semipersonali a causa dell’inconoscibilità del proprio mondo interiore. Venti anni prima di Freud ipotizza perfino che i sogni siano il soddisfacimento allucinatorio di istinti rimasti insaziati.
Con Nietzsche la coscienza viene destituita dalla sua istanza interpretante e nella Gaia Scienza teorizza perfino che nell’inconscio affondano le radici della conoscenza.
“Un pensiero viene quando è lui a volerlo, e non quando io lo voglio”. Quante volte abbiamo detto durante la nostra vita “Non so perché mi è venuto in mente ma…”, e questa esperienza di tutti sembra calzare a pennello con la descrizione del filosofo tedesco. Quest’ultimo punto oltre a ribaltare la morale Kantiana, si pone all’opposto anche dell’”Io penso” Cartesiano, infatti l’uomo non è più al centro della sua vita, non è più l’atto della coscienza ad essere sul trono della conoscenza, ma è l’inconscio a dettare dal profondo la sua vera Natura.

In maniera incredibilmente ristretta, questa è la storia dell’inconscio pre-Freud. Tuttavia vorrei chiudere questa prima parte con una illuminante riflessione di Nietzsce sul rapporto tra Conscio ed Inconscio. Infatti per Nietzsche il valore di qualsiasi azione riposa su ciò che in essa c’è di non intenzionale. Tutto ciò che di essa può essere portato a livello della coscienza appartiene ancora alla sua dimensione superficiale. Ogni estensione della nostra coscienza sorge dal rendere cosciente ciò che è inconscio. Il pensiero inconscio si produce senza concetti e procede unicamente per intuizione.
E se tutta la nostra cosiddetta coscienza fosse un più o meno fantastico commento di un testo inconscio forse irriconoscibile e tuttavia sentito?
La coscienza è l’ultima cosa che si forma in ogni organismo mentre la grande attività fondamentale è inconscia. LA MASSIMA PARTE DELLE NOSTRE ESPERIENZE E’ INCONSCIA E AGISCE.

Al prossimo articolo con Freud e Jung.
Tra Conscio&Inconscio, Morale&Natura

Questo articolo è pubblicato in collaborazione con TheMangoBlack

Rif:
- W. Leibiniz – Scritti filosofici
- I. Kant – Fondazione della metafisica dei costumi ; Filosofia Morale
- F. Nietzsche – Aurora ; Gaia Scienza
- Zettel – Inconscio (Rai Educational)

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Scritto da Davide Mangani Pubblicato il 1 novembre 2012

 

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