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Che fare se il sovrintendente del porto dice che Titanic è appena arrivato?

Durante le ultime vacanze estive, mi sono tuffato nei classici, aggredendo Dracula – il romanzo! – di Bram Stoker. Nonostante quel libro abbia solamente un centinaio di anni (edito nel 1897), mi ha fatto pensare a quanti concetti noi uomini moderni diamo assolutamente per scontato, quando in realtà per guadagnare molti di essi delle persone hanno rischiato – e alcune perso – la vita. Volete seguirmi in una elucubrazione un po’ aerea, una sorta di “esperimento in cerebro“?

 

C'è più gente oggi rispetto a cento anni fa disposta a credere nel soprannaturale? Foto da: openmindedskeptic.net

 

Mi ha colpito una frase (che vi riporto anche il lingua originale, per poter fingere apprezzarne le originali sfumature nell’inglese particolare del dr. van Helsing): “Ah, it is the fault of our science that it wants to explain all; and if it explain not, then it says there is nothing to explain. But yet we see around us every day the growth of new beliefs, which think themselves new; and which are yet but the old, which pretend to be young – like the fine ladies at the opera”, che tradotto, assomiglierebbe a ” Ah, è il difetto principale della nostra scienza voler spiegare tutto; e se non spiega un fenomeno, dice che non c’è nulla da spiegare. Ciò nonostante vediamo attorno a noi ogni giorno crescere nuove conoscenze, che si presentano come nuove, ma non sono nient’altro che conoscenze antiche, ma che fingono di essere nuove – come le più belle attrici d’opera”.
In sostanza, una citazione ante litteram della “teoria del complotto” – che avevo pure già già tirato in ballo – secondo cui o gli antichi erano a conoscenza di fantastiche scoperte, ora perdute che ora vengono riscoperte, oppure di cose misteriose che pur avendo un incredibile potere vengono osteggiate, sbeffeggiate, e – incredibilmente – rimangono nell’ombra, nonostante la loro potenza.

Nel libro, il riferimento a fenomeni improbabili era la chiave che doveva aprire la mente ai personaggi “illuminati e razionali” a dei fenomeni “impossibili”: la cosa che mi ha fatto riflettere è che oggigiorno bisogna talvolta invece “combattere” per far percepire la realtà semplicemente per come essa è… veramente.

Un’esperienza curiosa è imbattersi in persone assolutamente convinte dell’ esistenza degli spiriti (e mi sono sorpreso della vastità del fenomeno in rete!). Un interessante risvolto di questa esperienza è che alcune obiezioni vengano rifiutate aprioristicamente con “dai, non sto scherzando, sii serio”. Come dare dal filo da torcere alla zia superstiziosa?
Il brivido che ci corre dietro la schiena ad un suono insospettato o un’ombra intravista con la coda dell’occhio è scatenato dal classico e umano “non credo ai fantasmi, ma ne ho paura”, ma non ha risvolti sovrannaturali. Tentiamo di aggredire il folklore: si dice che gli spiriti siano incorporei, immateriali. Se gli spiriti fossero costituiti da una sorta di radiazione, e fossero privi di massa, non potrebbero sicuramente starci a guardare e farci “shhh!” mentre leggono un libro in una biblioteca nelle loro vesti stracciate e trasparenti: dovrebbero (come tutte le radiazioni prive di massa a riposo che si rispettino) muoversi alla velocità della luce. Inoltre, non essere soggetti alla forza di gravità ha dei risvolti negativi: abbiamo l’impressione di essere fermi, ma stiamo vorticando nello spazio assieme al nostro pianeta, che ruota pure su sè stesso: all’equatore la velocità è di circa 1600 km/h, ben minore della velocità con cui sfrecciamo lungo l’orbita: circa 30 km/s (108000 km/h). In più, il Sole (e noi con lui) si muove verso un punto della nostra Galassia ad una velocità di circa 16.5 km/s; questo però non ci impedisce di ruotare comunque anche attorno al centro della Via Lattea a ben 220 km/s, e tutti insieme appassionatamente muoverci a circa 600 km/s rispetto ad una cornice di riferimento definita rispetto alla radiazione cosmica di fondo. Se fossero immateriali, gli spiriti sarebbero.. davvero veloci (dato che non ci seguirebbero in questa enorme giostra spaziale…).

Ipotizzare che siano dotati di massa non li aiuterebbe molto. Per potersi manifestare, dovrebbero emettere fotoni diretti alla nostra retina, in quantità e durata sufficienti per permettere il fenomeno della visione (spendendo una buona quantità di energia), così come per mantenersi organizzati e darsi una forma (dove verrebbero immagazzinate le informazioni che li costituiscono, come si potrebbe convincere l’entropia a chiudere un occhio?). Le storie parlano di un raffreddamento dell’aria concomitante alla loro presenza: questo potrebbe essere una spiegazione elegante di dove prendano l’energia le presenze per intervenire nel “piano materiale”, però è in contrasto un po’ con la summa dell’esperienza sensibile: non è possibile estrarre energia dall’ambiente in questo modo (senza scambiare calore qualcosa di ancora più freddo). Se al mio frigo non attacco la spina, l’aria al suo interno non si raffredda (e il tutto funziona perchè il frigo in realtà scalda di più di quanto non raffreddi, sempre spendendo energia, naturalmente), così come la mia TV senza corrente difficilmente trasmette immagini e suoni, nemmeno se le do il permesso di prendere l’energia dall’ambiente. Cosa che ovviamente non potrebbe comunque fare – la termodinamica non fa sconti nemmeno quando non è tempo di crisi.
L’emissione di suoni è un altro aspetto problematico, perchè oltre al dispendio energetico (che sempre nessuno paga) dobbiamo giustificare un qualcosa che non sia in grado semplicemente di farci vedere una forma nebulosa, ma di comprimere l’aria in modo da produrre onde meccaniche di una certa intensità – soprattutto quando debbono venire riprodotti anche effetti sonori speciali (rumore di catene, ecc). Lo spostamento di oggetti, se non avessimo già oltrepassato la fantascienza, sarebbe… fantascienza.

Le leggi di Natura che fanno funzionare il vostro PC (o mac, per la par condicio), il vostro sciacquone del water e il temporale che infuria fuori città dovrebbero essere tutte sovvertite per farvi tirare gli alluci mentre dormite; ma funzionano, per fortuna, anche per la zia di prima.

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 1 settembre 2011

 

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7 Commenti »

  • Quel Taglietto Sul Palato dice:

    [GRAMMAR NAZI MODE ON]
    Articolo che ci piace molto, ma se imparassimo anche a scrivere o almeno a rileggere…..

    1 -(che vi riporto anche IL lingua originale, per poter FINGERE APPREZZARNE le originali sfumature nell’inglese particolare del dr. van Helsing)
    2 – che avevo pure GIA’ GIA’ tirato in ballo
    3 – oggigiorno bisogna TALVOLTA INVECE “combattere” – questo è un errore veniale, ma formalmente O usi “talvolta” O usi “invece” perchè insieme sono ridondanti.
    4 – Come dare DAL filo da torcere
    5 – ad un suono INSOSPETTATO – qui potrei sbagliarmi io, ma non è meglio INASPETTATO? Non mi pare che un aggettivo significante “non oggetto di sospetto” si possa ben adattare ad un suono.
    6 – ben minore della velocità con cui sfrecciamo lungo l’orbita: circa 30 km/s (108000 km/h). – dopo “orbita” stava decisamente meglio una semplice virgola, seguita da un “che è di”, perchè avevi già usato i due punti alla fine del periodo precedente.
    7 – Ipotizzare che siano dotati di massa non li aiuterebbe molto. – La frase è corretta nel senso, ma siccome hai iniziato un nuovo paragrafo, la mancanza di un soggetto rende la frase grammaticalmente errata. L’errore a cascata si ripercuote anche sulle frasi seguenti dove il soggetto continua ad essere assente. Un po’ come i fantasmi di cui sopra! :-p

    Ci sono altri errori minori di punteggiatura, ma per oggi basta così.
    Argomento bello e ben trattato, ma sono presenti ancora troppi errori. Voto 6 1/2 per l’impegno.
    [GRAMMAR NAZI MODE OFF]

    Ahah ottimo articolo, sebbene i creduloni accantoneranno il tutto con la classica alzata di spalle e il pensiero correlato “Io non ho bisogno di dimostrare niente! Certe cose esistono e tu non ci credi solo perchè non le hai viste coi tuoi occhi!”, mentre spengono il pc, escono di casa e vanno a comprare il sale da Wanna Marchi!

  • Giovanni Argento dice:

    Caro QuelTagliettoSulPalato,
    grazie per il tuo contributo :)
    La tua indole da correttore di bozze, identica alla mia, mi ha ricordato un meraviglioso articolo che vorrei leggessi: magari ti ci rispecchi.
    http://unpopperuno.wordpress.com/2010/11/29/cameriere-ce-un-refuso-nel-mio-piatto/

    Riguardo agli errori che citi qui sopra, non sono d’accordo con tutte le correzioni, ma con alcune (ovviamente) si’. Lascio pero’ all’autore l’incombenza di eventualmente correggerle, o di lasciare tutto cosi’ com’e’ per giustificare almeno il tuo commento :)

    Ovviamente, scrivere per OMG!S! e’ talmente entusiasmante che viene spesso fatto “di getto”: alcuni piccoli errori sono quindi normali, anche se stiamo sempre molto attenti alla coerenza della sostanza.
    Ovviamente, QuelTagliettoSulPalato, se vuoi impiegare le tue energie non solo a scovare errori negli articoli, ma addirittura a produrne uno tutto tuo da pubblicare qui su OMGS, ne saremmo ben felici!
    Puoi mandare una tua proposta a omgscience@molecularlab.it (vedi anche dettagli nella pagina “chi siamo”).
    Ci conto!

  • Quel Taglietto Sul Palato dice:

    Ahahahah l’articolo linkato è bellissimo e mi ci ritrovo in pieno! Sarà anche il fatto che sono figlio di maestra e al contempo ossessivo-compulsivo….
    Bisognerebbe effettivamente formare i “Grammar Corps”: lo dico per il bene dell’umanità!
    Per il resto, tutti possono sbagliare, tranne il Dott. Ing. Gran. Lup. Mann. Barambani: è una questione personale derivante da feroci discussioni sulla nostra amata lingua! :-p

    Tornando a noi, leggendo l’articolo mi sono venuti effettivamente in mente un paio di interessanti argomenti correlati, come ad esempio la precognizione (in sue svariate forme, come i “sogni profetici”) o le coincidenze straordinarie: tutte cose che, se non ci si ferma alla semplice apparenza che tanto appaga l’uomo della strada, sono abbastanza facilmente spiegabili con un po’ di logica e psicobiologia legata all’ambito sensoriale.
    Prometto che se avrò un po’ di tempo (cioè ora ne avrei un sacco, ma in gran parte lo starei usando per trovare lavoro :-p ) e soprattutto riuscirò a trovare delle valide fonti, sottoporrò un elaborato alla redazione.

  • Giovanni Argento dice:

    non vedo l’ora ;)

  • Piermatteo Barambani dice:

    Ringrazio Quel Taglietto Sul Palato per le segnalazioni sui veniali refusi, che comunque non contribuiscono a lenire i suoi peccati nelle altre discussioni. :P Debbo dire che come al solito il dr. Argento mi vicaria perfettamente, e confermo che l’articolo è stato stato partorito in una tarda serata di getto (nonostante l’abbia riletto).

    I temi proposti da Taglietto sono peraltro molto interessanti, e forse di più sono le risposte a questi temi: saremmo davvero felici di pubblicare degli approfondimenti in materia!

  • Andrea dice:

    Da persona di scienza, o per lo meno con una formazione scientifica, guardo con sospetto tutto cio’ che, pur non scientifico, tenda a rivestirsi di un’apparenza scientifica, dalla parapsicologia alle misure delle radiazioni termiche dei poltergeist.
    Le folgori e la luce del sole per millenni (o decine di milleni) sono state interpretate come manifestazioni prodigiose di poteri divini, fino a quando non sono state ricondotte alla loro ben piu’ triviale natura elettromagnetica.
    Cio’ detto e sottolineando mille volte che non credo ai vari mago otelma o famoso iole (minuscolo), voglio dichiarare che non credo che tutta l’esperienza umana sia riconducibile ad una classificazione e ad una valutazione empirica.
    Questo perchè a mio parere (e non solo mio) la scienza stessa si muove in uno spazio con un orizzonte degli eventi, che ne definisce dei limiti quantitativi, ma che sottende anche l’esistenza di limiti qualitativi dati per impliciti.
    Mi spiego meglio: il progresso scientifico permette di spostare l’orizzonte delle conoscenze, espandendole e permettendo di incasellare con nuove teorie fenomeni che non erano razionalmente spiegabili. Diciamo quindi che l’orizzonte tende ad espandersi all’infinito eventualmente coprendo tutto lo spazio della conoscenza esperibile.
    Pero’ al di sotto di questa struttura ce ne è un’altra che ha dei limiti qualitativi connaturati con la sua stessa esistenza: il cervello che pensa la scienza e sviluppa nuove teorie.
    Possiamo forse giungere a definire completamente (quantitativamente) lo spazio di cio’ che possiamo osservare con parametri razionali, ma tutto cio’ che potrebbe essere definito da idee e modelli che il nostro cervello non riesce a sviluppare (facciamo finta, perchè servirebbe una macchina/neurone con due assoni invece di uno) ci sarà sempre precluso, e non per questo significa che non esista.
    Pur credendo in Dio, non credo nei miracoli (non credo ad un Essere perfetto che si nasconde al’analisi razionale, ma poi è distratto e si lascia sfuggire un Prodigio), pero’ credo nell’inspiegabile, nel senso piu’ esteso del termine.
    E credo che l’inspiegabile faccia parte della natura dell’Universo e che non sia inspiegabile in assoluto, ma lo sia per noi, per la macchina-uomo.
    Inspiegabile pero’ non significa necessariamente non avvertibile.
    Il moto casuale e la eminente natura statistica del posizionamento delle particelle subatomiche puo’ essere ‘osservato’, possiamo sapere che un elettrone (la cui esistenza è certa) si muove in un orbitale energetico, possiamo definire aree di probabilità per la sua localizzazione, ma non è possibile formalizzare un’equazione del moto che definisca in ogni punto la traiettoria dell’elettrone.
    E la scienza (tramite il principio di indeterminazione) dimostra che è scientificamente impossibile.
    Ma non per questo l’elettrone non si muove punto per punto nel suo orbitale.
    Secondo me il vero problema è che nella ricerca analitica del paranormale si confondono due piani.
    Uno è quello quantitativo: se ho scoperto che il fulmine non è mandato da Zeus, ma è una scarica di potenziale elettrostatico, siccome molto di cio’ che era inspiegabile in passato ora è spiegabile, allora tutto deve essere spiegabile o lo sarà in futuro.
    Questo è vero per cio’ che ci è ignoto a livello quantitativo, ma esiste come ho sottolineato prima, un limite qualitativo nella natura umana.
    Ma mentre l’orizzonte quantitativo ha un bordo netto, perchè tutto cio’ che è ranzionalmente comprensibile puo’ essere (in teoria) insegnato ed appreso da terzi, portando chiunque a vedere fino alla massima distanza possibile con gli strumenti (materiali o concettuali) esistenti in quel momento, non è necessariamente vero per i limiti qualitativi.
    Ogni cervello è differente ed alcuni posseggono circuiti neurali che sono assenti in altri. L’orizzonte qualitativo dell’umanità nel suo complesso ha un bordo sfumato, frutto delle differenze innate tra gli uomini.
    In alcuni individui (ma non in tutti) un paio di pastiglie di zucchero hanno effetti terapeutici reali (dovuti al’effetto placebo, che è quantitativamente misurabile, ma spiegarne il funzionamento e l’efficacia sulle patologie piu’ disparate è un altro paio di maniche).
    Non vedo perchè queste differenze non possano valere per una maggiore o minore percettività nei confronti di eventi ‘paranormali’ o alla maggiore o minore capacità di generarli/catalizzarli (volontariamente o meno).
    Quindi pur essendo certo che maghi, astrologi e cartomanti siano tutti dei truffatori, e pur sapendo che nella stragrande maggioranza dei casi cio’ che è inspiegabile e straordinario oggi verrà razionalmente spiegato domani, sono convinto che non tutto cio’ che è ‘paranormale’ oggi sia frutto di frode, suggestione in buona fede o mancate conoscenze scientifiche.
    Una piccola parte resterà sempre e comunque al di fuori del nostro orizzonte interpretativo, ma non per questo non esiste.

    • Pepito Sbazzeguti dice:

      Sottoscrivo. Complimenti per il commento che meriterebbe un articolo a sé stante. Aggiungo comunque che la Scienza e’ talora in grado di definire, con strumenti puramente teorici, sistemi che non riusciremo mai a studiare sperimentalmente. Per esempio, gli universi diversi dal nostro in un ipotetico multiverso.