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Scienza violenta, fascista e inconcludente? Ora basta!

Attenzione: questo articolo è atipico. Parla di scienza, ma anche di come parlarne, ed esprime largamente le mie opinioni soggettive (anche i ricercatori hanno un’anima?). Era comunque troppo bello per durare: dopo un timido accenno di giornalismo fatto cum grano salis, spuntano silenziose in rete – e si diffondono come l’edera che ricopre nuovamente il muro da cui era stata divelta – due righe bonarie e curiose per approcciarsi con serena bontà all’omeopatia – con buona pace della Scienza. Però sapete? Che noia questa omeopatia! Quindi quest’oggi ne approfitto per descrivervi – per come la percepisco io, naturalmente (questo è un fatto soggettivo) – come l’articolista professionale tenti di farvi venire una lacrimuccia – e giocare sulla vostra buona fede.

Pro domo nostra: la strategia sperimentale si può discutere, ma una volta che i dati li abbiamo in mano, dobbiamo scartare le teorie che non vanno!

Pro domo nostra: la strategia sperimentale si può discutere, ma una volta che i dati li abbiamo in mano, dobbiamo scartare le teorie che non vanno! Credito immagine: http://it.123rf.com

 

Per questa mia opinione non richiesta, prenderò a spunto questo articolo qua, un blog di Repubblica ad opera del dr. Pepe. Vi consiglio di leggerlo, ma non è indispensabile: ve ne riporterò i concetti quando serve. E’ scritto molto bene, e contiene pertanto molti elementi prototipici comuni negli attacchi ai testi scientifici, la cui portata è spesso ridicolizzata e travisata (forse perchè non compresa).

Violenza
Noi scienziati e ricercatori siamo violenti e aggressivi. Anche io sono stato “accusato” di questo atteggiamento qualche tempo fa nei commenti, ma dato che quello che ho già detto lo potete andare a scorrere, provo a riproporvi il problema da un’altra angolazione. Mettetevi nei miei panni: in giro ci sono persone che credono che usare l’acqua come farmaco sia un approccio all’avanguardia. Voi (io) sapete che è una scemenza: leggete abitualmente gli articoli scientifici (quelli che non escono in edicola), ognun dei quali bolla l’omeopatia come “effetti non verificabili”, usate composti dalla mattina alla sera – sapendo benissimo che effetto hanno in base alla loro preparazione e diluizione – e conoscete di persona persone che per mestiere preparano a richiesta preparati omeopatici. Potreste bellamente non interessarvene, ma in voi c’è una pulsione di condividere quello che sapete, dettata dalla gratitudine verso il metodo scientifico che ha tratto l’umanità dall’ignoranza. Ora: a uno che è convinto che l’acqua lo curi, che cosa gli raccontate, e come? La mia scelta è stata quella di fare un’informazione scientifica in modo provocatorio (un giornalismo – parolone – alla Cruciani, per intenderci), per irrompere là ove la voce suadente di nonno Angela non era mai giunta prima. Una specie di satira a fin di bene. Credo di poter citare testualmente dai commenti del blog di Repubblica senza essere gettato al gabbio: “Chi vuole scaricare le proprie frustrazioni le proprie voglie di menar le mani, sbaglia indirizzo”. Ora, con tutta la buona volontà, dr. Pepe: lei darebbe del violento a Crozza perchè fa il verso al politico di turno? Ecco, vede che siamo d’accordo.

Gli scienziati sono fascisti
L’idea che traspare è che i detrattori dell’omeopatia lasciano poco o nullo spazio alla discussione: NOI siamo mentalmente chiusi! Beh, non è stato così per noi di OMGS, che buoni buoni dopo il lavoro dedichiamo il nostro tempo libero alla nostra passione e a voi lettori: i commenti agli articoli parlano da soli. E non è così per qualunque divulgatore scientifico degno di questo nome, che per professione dibatte e spiega le proprie opinioni. Di un argomento si può discutere fino a che il moderatore del blog (tipo il blog di prima) decide che siete troppo violenti per esprimere pacificamente le proprie opinioni, e allora smette di pubblicare i vostri commenti (a voi, che non lasciate spazio alla discussione). Poi questi commenti vengono spediti via mail al Barambani – che non ve li pubblica, perchè non ha modo di sapere se sono stati inviati davvero – ma ne prende spunto per difendersi dalle accuse ingiuste che gli vengono rivolte.
Puntualizzo una cosa che ritengo molto importante e che credo non venga perfettamente percepita: i rispettivi punti di vista NON hanno lo stesso peso e la stessa dignità. Non si tratta di totalitarismo, ma di metodo scientifico. La scienza NON è una democrazia. Non è politica, non è un’opinione. Una cosa o funziona o non funziona. Se non funziona, posso avere contro il migliore oratore del mondo: dati alla mano, vince chi è supportato dai dati. E lui solo. Per quanto bella, interessante, fantastica sarebbe stata una teoria: se non va, si cestina. Quello che i dati sull’omeopatia dicono non sono cambiati dal mio articolo precedente (e non cambieranno, potete non agitarvi). Potete unirvi a quelli che credono che la Terra sia piatta (sì, ancora oggi), ma il vostro parere NON sarebbe allo stesso piano del mio (anche perchè il mio non sarebbe tecnicamente un parere: il fatto che la Terra sia rotonda è un fatto).

Gli esperti non vogliono vedere i fatti: quello che dice la Scienza è sbagliato!
Tutto ciò è fantastico.
Si comincia rimproverando che è giusto sperimentare su questo tipo di medicine alternative, e che bisogna avere risposte più chiare. Ma de che! Nessuno avrà mai modo di leggere i QUATTROMILA articoli (ho escluso TUTTI quelli pubblicati su Homeopathy e derivate, a scanso di equivoci), ma editorialisti di importantissime riviste (come Nature e Lancet) hanno chi lo fa per loro, e il risultato è sempre PICCHE. Quanti ne serviranno ancora?
Sostenere, sulla base del nulla, che i dati scientifici siano sbagliati (senza averli mai visti!) è fantascientifico. Utilizzare i dati scientifici distorcendoli è magistrale, se fatto bene. E qui è fatto davvero bene, non come le affermazioni sorprendenti della signora Kuan della LAV, ma lasciando spazio a commenti insidiosi che potrebbero risultare veritieri (soprattutto se nessuno poi va a cercare i lavori di cui si parla e che magicamente non sono citati e a cui si fa riferimento in modo piuttosto velato).
Faccio due esempi: viene citato questo articolo, che soffre delle debolezze proprie dei suoi similari e che Pepito continua a cantarvi: è stato citato pochissime volte, e anche le poche sono di riviste di scarso valore – e chiaro orientamento – segno che le cose che propone non sono state di utilità alla comunità scientifica.

Dovete sapere che quello che viene pubblicato su una rivista scientifica non è necessariamente subito dato per vero: quello che succede di solito è che molti esperti del campo si mettono in pista per smontare (il motto del ricercatore è dubito, ergo sum) i risultati o lavorare a partire dai risultati stessi per produrre altri risultati: se questi non vengono, l’inghippo è presto evidente. E tutto ciò è tracciabile e documentabile.
Dulcis in fundo, (e ho finito credo il mio repertorio di frasi latine) viene asserito per bocca di una frequentatrice del blog “ma lei le legge le meta analisi? legga quella di Linde su Lancet“. Io rispondo: legga questo articolo sempre di Lancet di sei anni dopo: a quanto pare, per bocca dello stesso editore, la risposta alla domanda di Linde era: sì, sono dei maledetti effetti placebo! Di cosa stiamo parlando?

Certo, qualcuno starà pur meglio dopo essersi spruzzato dell’acqua nel naso. Ma le statistiche di una persona non esistono, le cose assumono significato solo dopo aver tolto tutte le variabili e confermato statisticamente che il fatto sussiste. La macchina umana è unica, ognuna ha le sue differenze ed è influenzabile in molti modi che rendono difficile (soprattutto quando l’effetto è minuscolo o inesistente) l’osservazione di un fenomeno misurabile. Ritenere e diffondere l’idea (soprattutto se da un palco privilegiato) che l’omeopatia sia innocua o faccia addirittura bene è un insulto a tutti quello che hanno combattuto e combattono per elevare la condizione umana. Diffidate o lettori di chi vi fa le cose troppo semplici, di chi parla di complotti, di soluzioni nascoste, di verità antiche, di rimedi improbabili. E diffidate di me! Ma diffidate vuol dire pensate con la vostra testa, e documentatevi per cercare di smontare quello che vi viene detto: se non ce la fate… ecco, potreste esservi imbattuti in qualche buona idea.

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 21 settembre 2011

 

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8 Commenti »

  • nico dice:

    D’accordo su tutta la linea. Purtroppo i cialtroni esistono e purtroppo non serve a nulla avere prove scientifiche, perchè non le vogliono sentire.

    Capitavo proprio l’altro giorno su questo sito: http://www.laughinglifecoach.com/ (attenzione, contenuti estremamente ridicoli) dove tra le altre idiozie ho letto questa frase “No one has the right to destroy another person’s belief by demanding empirical evidence.” (Ann Landers).
    La conclusione è con certa gente non ci puoi discutere, avranno sempre ragione loro perchè ti rispondono con i loro -ti aggiungo un’altra frase latina- *argumenti ad ignorantiam* dicendoti che sta a te dimostrare che quello che loro dicono è falso, e non a loro di provare che è vero…

    E allora che fare? Lasciare perdere questi cialtroni (se non per denunciarli alle autorità competenti) ed EDUCARE il pubblico, perchè questa gente esiste principalmente in quanto ha della clientela…

    E’ un’impresa difficile purtroppo.

    • Giovanni Argento dice:

      Educare il pubblico… Esattamente quello che stiamo cercando di fare qui su OMGS :)
      Grazie nico per il tuo contributo!

  • betta dice:

    Come scrivi male!! Fatti un corso di Italiano!

    • Piermatteo Barambani dice:

      Quando in un testo si trovano parole difficili, di cui si ignora il significato, non si dice “scrivi male”, ma si va prima a cercarle sul dizionario.

      Ora, non vorrei passasse il messaggio che me la sono presa per il commento – non mi importa che si parli bene o male di me: basta che se ne parli! Ovviamente apprezzo i complimenti, ma le critiche pungenti e le stoccate offrono materiale su cui discutere molto più interessante (quindi: sotto!).

      Ma Betta, non dirmi che dopo la lettura dell’articolo di Pepe (ma l’hai letto?) e di tutta la mia accorata analisi/replica (chiamala come ti pare) che usa l’omeopatia solo come trampolino per discettare di una questione MOLTO più importante e centrale, l’UNICA cosa che ti ha sfiorato le meningiè quella ROBA LI’! Mi cadono le BRACCIA.

  • Folco dice:

    Aggiungo i miei due centesimi, capitati del tutto a caso. Il problema fondamentale che si ripropone ogni qual volta si presenta un dibattito di questo tipo – penso ad esempio alle diatribe sull’evoluzionismo e creazionismo, o a quelle sul riscaldamento globale – è la radicale incomprensione, da parte scientifica, della natura della posta in gioco. Per quanto sia comprensibile che chi ha speso la maggior parte della propria vita adulta sia estremamente riluttante ad ammetterlo, il cosiddetto ‘discorso scientifico’ condivide i presupposti di tutte le sfere della comunicazione e dell’agire umano. E’ in altre parole una pratica eminentemente retorica, la cui capacità di convincere dipende pressoché esclusivamente dalla credenza che la società è disposta a concedergli. Certo, esistono conseguenze empiriche misurabili e pertanto dimostrabili per certi assunti e certe argomentazioni. Tuttavia, la quantità e l’importanza dei presupposti che bisogna accettare per arrivare a questo livello di argomentazione sono tali da rendere la dimostrabilità e la verificabilità – principi base del metodo scientifico stesso – largamente insignificanti per coloro che del metodo scientifico stesso sono riluttanti a servirsi in prima battuta. Piuttosto, gli scienziati e i loro divulgatori dovrebbero comprendere che la loro comunicazione si basa, come tutte, su strategie persuasive, su convenzioni che attribuiscono a determinati elementi del discorso il valore socialmente accettato di verità. Distinguere, come fa l’autore di questo articolo, tra fatti e opinioni è quanto di più controproducente ci possa essere. Non soltanto la differenza tra fatto e opionione è un semplice prodotto del discorso, ma la stessa distinzione riporta alle sorgenti della filosofia, che proprio di questa rivendicazione si serviva per sottolineare la propria legittimità: quelli dei filosofi erano (e sono, immagino) verità e non opinioni proprio perché aperti alle democraticissime regole dell’argomentazione e dello scontro dialettico. Regole che nessun metodo, per quanto fruttifero si sia dimostrato, vale a scalzare.

  • Giovanni Argento dice:

    Folco,
    il tuo e’ un commento molto interessante. Pero’ ti faccio una domanda, per risolvere un dubbio che mi hai creato:
    Tu dici che “gli scienziati e i loro divulgatori dovrebbero comprendere che la loro comunicazione si basa, come tutte, su strategie persuasive, su convenzioni che attribuiscono a determinati elementi del discorso il valore socialmente accettato di verità“, e che “Distinguere, come fa l’autore di questo articolo, tra fatti e opinioni è quanto di più controproducente ci possa essere”.
    Tra le righe, leggo – magari mi sbaglio! – che secondo te la giusta divulgazione dovrebbe sacrificare la correttezza e l’opinione del fatto in favore di un metodo di “convincimento” del pubblico che strizza l’occhio alle opinioni. Ho capito male?
    Puoi spiegare come vedresti piu’ efficace la divulgazione scientifica, per favore?

  • franz45 dice:

    Salve, su questo tema, volevo segnalarvi il dibattito su scienza e democrazia, che sta partendo in questi giorni sul sito: http://www.scienceanddemocracy.it/
    Con interventi di Capanna, Onida,Zagrebelsky, ecc

  • Ghibli dice:

    Non risulta nessuna persona di cognome Kuan iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi (come si può controllare qua: http://www.onb.it/servizi_elencoiscritti.jsp). Quindi la Dott.ssa Kuan (ammesso e non concesso che sia laureata in Biologia o materie affini) NON PUÒ definirsi biologa.