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È più vecchio il mondo o la vecchietta del piano di sopra?

Quanto può essere vecchio quello che calpestiamo tutti i giorni? Fonte: 1stfun.com

Vivendo la nostra vita di tutti i giorni non ci rendiamo conto di quanto le cose che diamo più per scontate, se fossero state raccontate poche centinaia di anni fa, ci sarebbero valse solo delle grasse risate (o la vita; andavano un po’ così le faccende, allora). Conosciamo i fatti dell’antichità recente, ma abbiamo anche una percezione di quello che è stato decine di migliaia di anni fa, e la consapevolezza dei milioni di anni che hanno modellato le specie viventi e le montagne. Ma quando abbiamo imparato quanto poteva essere vecchio il vecchio?

Qualche centinaio di anni fa, il limite inferiore all’età del nostro pianeta era stabilito da quanto scritto nella Bibbia, che lo fissava a meno di settemila anni.
Purtroppo, i nostri predecessori avevano l’abitudine di prendere un po’ troppo alla lettera le allegorie presenti nel testo – che sfortunatamente nelle Genesi abbondano copiosamente. Quindi, chiunque avesse in merito una sua opinione, veniva accarezzato con oggetti più o meno dannosi per la salute.
Alcuni successori di questi predecessori ritengono questo dibattito ancora vivo e vegeto, ma io condivido l’espressione riverente di un uomo a cui non sarei degno di sciogliere i legacci dei sandali, Galileo Galilei, il quale saggiamente riteneva che la dottrina servisse a “insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il Cielo”.

Fu così che con grande precisione, il signor Husser – un simpatico prelato -  calcolò la data della creazione della Terra, avvenuta nel pomeriggio del 22 Ottobre del 4004 a.C. Ciò gli permise di stilare anche le prime previsioni del tempo: diluvio universale nel 2349 a.C. Nonostante fossero molto accurate, queste date lasciavano aperto qualche problema, tra cui la difficoltà di spiegare l’orogenesi (la formazione delle montagne) in un tempo così drammaticamente breve. I Responsabili dell’epoca si ingegnarono quindi nel formulare la teoria del Catastrofismo, secondo cui alcuni eventi sconvolgenti avrebbero modellato la superficie della neonata Terra per farla apparire immediatamente col makeup con il quale abbiamo familiarità.

Nel 1700, il signor Hutton – uno scienziato scozzese – contemplava la stratificazione, diversa per colore e inclinazione, nelle rocce della sua nativa Scozia. Questo lo faceva riflettere sulla quantità di tempo che aveva richiesto la modellazione delle rocce così come si presentavano ai suoi occhi (forse non aveva conosciuto Catastrofisti), facendolo perdere in un vortice melanconico in cui si struggeva, non trovando nè segni di un inizio, nè prospettive per una fine del tempo. Prendete esempio dal signor Hutton: mai vagare da soli, ripieni di birra Super Tennent’s, nei pressi di rocce sedimentarie variamente conformate.

Contemporaneamente, il signor Leclerc – qualche centinaio di Km più in là – meditava sul caldo d’inferno che fa nelle miniere. Ipotizzando che tutto ciò che si stava raffreddando fosse stato più caldo, giunse alla conclusione (con esperimenti un po’ bislacchi condotti facendo raffreddare delle palline di ferro incandescente), che la Terra non poteva essere più giovane di circa 75,000 anni, forse – addirittura – 168,000. Questa idea dovette suonare alquanto strana agli uomini dell’epoca, e per non sperimentare lui direttamente gli effetti del ferro rovente che queste sconvolgenti rivelazioni gli avrebbero fatto sicuramente meritare, si affrettò a fare spallucce. E a pensare, probabilmente, “eppur si raffredda”.

Ma ormai la macchina del ragionamento s’era messa in moto: già che c’era, Darwin stesso intervenì nel secolo successivo anche nel proporre una più razionale età del nostro pianeta, supportato dai progressi della geologia e delle scuole elementari, che portarono poi anche il signor von Helmholtz a stimare – nel 1854, basandosi sull’energia irradiata dal Sole – l’età della Terra in non meno di 20 milioni di anni: un bel salto! Stime ulteriormente “spinte” dal signor Kelvin a 98 milioni di anni.

Tutto questo è impressionante, se pensate che tutto ciò è avvenuto con il calcolo, l’osservazione e il ragionamento non supportate dalla conoscenza della radioattività e della regolarità del decadimento degli elementi radioattivi.

In seguito a queste scoperte, la stima dell’età del pianeta non fece che impennarsi: grazie all’idea di Rutherford di usare le rocce come “orologio”, Holmes calcolò l’età della Terra datando rocce sempre più antiche, spingendo l’orologio indietro di miliardi di anni. La migliore datazione non era più una domanda da quando, ma di cosa datare. Un meteorite, precipitato al suolo in quella che sarebbe diventata l’Arizona, è stato interrogato dal signor Patterson a proposito di una delle domande più epocali alle quali siamo riusciti a rispondere. E ha risposto, cadendo lì circa quattro miliardi e cinquecento milioni di anni prima.

 

p.s. Non potrei non creditare Ars Technica e qualsiasi cosa sia questo sito, insostituibili fonti di ispirazione e aneddoti per questo articolo.

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Scritto da Piermatteo Barambani Pubblicato il 14 settembre 2011

 

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