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Il razzismo è spazzatura. Ma la spazzatura ci rende razzisti?

“L’ambiente ci rende razzisti?”. Se lo domanda un articolo di Repubblica di qualche mese fa, sollevando una domanda interessante. E’ risaputo che l’ambiente che ci circonda modifica le nostre abitudini, i nostri comportamenti e la nostra salute. Ma è in grado di modificare anche pensieri profondamente radicati e “forti”, come quello del razzismo?

“La risposta è sì” dice l’articolo, per una volta senza colpe. La giornalista descrive uno studio pubblicato su Science firmato da Diederik A. Stapel, dell’Università di Tilburg, e Siegwart Lindenberg, dell’Università di Groningen, in Olanda. La loro ricerca, in breve, sostiene che “Se siamo in un posto ordinato, dove non percepiamo elementi di caos, tutto va bene. Ma se capitiamo invece in contesto trasandato – si legge su Repubblica – cambia tutto: siamo portati a semplificare, a usare categorie preconcette anche nella nostra mente. E diventiamo più guardinghi, meno bendisposti verso gli altri, fino alla discriminazione”.

Lo studio originale si può leggere qui, e ha come titolo “Coping with Chaos: How Disordered Contexts Promote Stereotyping and Discrimination“, che io tradurrei liberamente con “Affrontare il caos: come i contesti disagiati favoriscono gli stereotipi e le discriminazioni“.

Chi non ha aperto il link di Science non si sarà accorto di una cosa: la rivista ha aggiunto, a posteriori, una scritta rossa proprio in cima all’articolo. Che recita così:”This article has been retracted / An Expression of Concern has been published for this article”. Ovvero: “Scusateci, l’articolo era completamente inventato“.

Ovviamente, se il primo articolo di Repubblica sull’argomento era fatto abbastanza bene, non è così per il secondo. Perchè il secondo non c’è proprio, come dimostra una ricerca fatta sul loro sito. E qui giungiamo a due nodi interessanti della questione, che volevo sviluppare.

1) Anche le riviste scientifiche più blasonate sbagliano. Certo, alcuni (come questo) possono essere errori in buona fede, o veri e propri favoritismi, o ancora possono essere ripicche e vendette personali. La scienza è pura e assolutamente solida e sicura. Gli uomini, anche i meglio intenzionati, non lo sono mai.

2) I giornali generalisti sono (è un paradosso, lo so: proprio loro che sono nati per informare!) la bestia nera dell’informazione scientifica. Nella nostra sezione [stampa cattiva] ci sono diversi esempi di articoli scritti male, o fuorvianti (e tanti altri ce ne saranno in futuro, purtroppo*). Il problema con questo articolo di Repubblica, pur – lo ripeto – scritto piuttosto bene e con coscienza, è che non dà conto di come si è evoluta la vicenda. Non dice mai, in un nuovo articolo, che l’autore è stato beccato con le mani nella marmellata. E quindi, il lettore medio di Repubblica che ricorda il primo articolo è convinto che il razzismo possa arrivare anche dalla spazzatura lasciata incautamente per strada. Nessuno gli ha detto che non è vero.

Googolando un po’, in ogni caso, si arriva a una pagina del Fatto Quotidiano dove invece si dà conto della questione. Qui si legge quello che Stapel ha dichiarato a un quotidiano olandese: “ho fallito come scienziato, come ricercatore. Ho modificato i dati degli studi e li ho falsificati. Non solo una volta ma più volte e non in modo puntuale, ma per un lungo periodo”. Poi aggiunge di averlo fatto perché “non ero in grado di resistere alla pressione di sommare punti, di pubblicare, per essere sempre il migliore. Volevo troppo e troppo in fretta. E in un sistema in cui c’è poco controllo, in cui la gente normalmente lavora da sola, ho scelto la strada sbagliata”. Non vi ricorda un certo transistor?

Ecco, forse bisognerebbe ridiscutere questo passaggio, quello del poco controllo nel sistema scienza. Bisognerebbe capire quanto è diffuso, e quanto mette in pericolo la veridicità delle scoperte. Va però fatto un appunto: questo studio-truffa non ha certo gli standard e i parametri di un esperimento di chimica o fisica; è un’indagine sociale e statistica, e si sa: i numeri possono essere manipolati a proprio piacimento, se si conosce il modo. E poi, parliamoci chiaro: quante persone stanno lì a ricontrollare i numeri che vedono, a rifare le somme per sapere se i conti tornano davvero? (Io lo faccio, ma so di essere un caso anomalo).

In conclusione, questa vicenda non ha affatto compromesso la mia fiducia verso le riviste scientifiche: un errore lo si perdona a tutti. Non ha minato nemmeno la mia personale opinione sulla stampa generalista nei riguardi della scienza: era bassa, e bassa rimane. Però mi piacerebbe un mondo in cui le riviste di settore non falliscano mai (lo so, chiedo l’impossibile), e un mondo in cui i giornali stiano lontani dal gossip, e dedichino le loro risorse a informare, informare, informare. Lo so, quest’ultimo è un desiderio che nemmeno l’omeopatia potrebbe esaudire… ;)

 

* “purtroppo” per la povera gente che vuole essere informata in modo corretto. Per OMG!Science! invece è una fortuna, perché ci si sguazza come nelle piscinette gonfiabili quando sei piccolo.

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Scritto da Giovanni Argento Pubblicato il 26 gennaio 2012

 

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15 Commenti »

  • Marco dice:

    mmmmmumble mumble, mi sa che a causa del “sistema in cui c’è poco controllo” nella piscinetta gonfiabile ci sguazza insieme a omgS anche il più banale complottismo.

    esempio: chi mi dice che tutti i virus influenzali del mondo non vengano messe nell’aria dalle aziende farmaceutiche per vendere i vaccini? Magari proprio attraverso quelle scie bianche che fanno gli aerei?

    come posso provare all’uomo della strada che non è vero? e come posso provare che invece è vero? …. o ca**o, sembra quasi di parlare di un altro drago nel garage di sabrina…

    • Sabrina dice:

      e’ vero: come fa l’uomo della strada a giudicare la validita’ di una pubblicazione?
      http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/10/01/il-ritorno-di-pane-e-bugie-il-difficile-compito-di-raccontare-la-scienza/

      –<–@ (fiore per marco che ho ingiustamente bistrattato in altra sede)

      • Marco dice:

        l’importante è capirsi alla fin fine. :) La tua domanda/esempio spiega per metà, la seconda è “perchè l’uomo della strada dovrebbe cercare di capire cose per lui incomprensibili? perchè non si può creare un sistema in cui l’uomo della strada può confidare in pieno (o quasi) per la veridicità (o almeno la buona fede… sbagliare è umano) delle dichiarazioni fatte dagli esperti?

        • Sabrina dice:

          “perchè l’uomo della strada dovrebbe cercare di capire cose per lui incomprensibili?”
          per non vivere come una pecora leopardiana (non leopardata eh).

          “perchè non si può creare un sistema in cui l’uomo della strada può confidare in pieno (o quasi) per la veridicità (o almeno la buona fede… sbagliare è umano) delle dichiarazioni fatte dagli esperti?”
          perche’ puo’ arrivare un sedicente esperto a dire che i virus influenzali sono diffusi dalle case farmaceutiche, e l’uomo della strada che non ha alcuna cognizione ed e’magari anche un po’ sensibile al complottismo ci casca come una pera.

  • Giovanni Argento dice:

    L’uomo della strada non deve valutare per forza la validita’ di una pubblicazione, ma deve poter capire se lo stanno fregando, e quindi i dati e le dichiarazioni devono sempre essere trasparenti.
    E’ un po’ come andare dal medico: nessuno vuole sentirsi dire: prenda questo farmaco, e si fidi. La gente vuole sapere PERCHE’, e la ricerca dei perche’ e’ proprio quello che ci rende umani, con un intelletto di un certo tipo (non dico altro, su questo aspetto, senno’ parte una querelle sulla stupidita’ di certi uomini e l’intelligenza di certi animali). :D

    In ogni caso, secondo me TUTTI, dai bambini agli anziani, devono avere nozioni di scienza. Il blog di OMGS è nato anche per, nel suo piccolo, sopperire alla mancanza di informazioni di questo tipo.
    E lo sapete perche’?
    Perche’ ogni volta che un politico incita a votare contro la sperimentazione con gli embrioni, ogni volta che le persone si battono per avere l’omeopatia nel Servizio Sanitario Nazionale, ogni volta che ci sono striscioni contro i centri in cui allevano animali da laboratorio, c’e’ dietro qualcuno che di scienza non sa nulla.

    A me sta bene che la gente voti contro: il diritto di scelta e’ sacrosanto. Ma non mi sta bene che voti contro perche’ non conosce l’argomento, o perche’ si fa trascinare dalle opinioni degli altri (ovvero, SI FIDA senza ragionare).
    Quindi si’, l’uomo della strada deve conoscere la scienza.
    O, per lo meno, deve conoscere OMG!Science!… :)

    • nico dice:

      Vero ma… dovrebbe anche essere di conforto che il paper inventato sia stato scoperto. Vuol dire che i controlli alla fine ci sono e che certe cose non vengono lasciate passare.

      Il fatto è che su riviste come Science la cosa ha molto più impatto, sia sul grande pubblico che sugli altri ricercatori, ed è quindi normale che qualcuno questioni il lavoro pubblicato. Ad es. un altro gruppo potrebbe provare a rifare gli esperimenti ottenendo risultati completamente opposti.

      Diversa la situazione di giornali di piccolo impatto ovviamente dove questo tipo di situazione può passare più facilmente inosservata…

      • Giovanni Argento dice:

        … nico, hai perfettamente ragione.
        pero’, almeno sull’cosiddetto “uomo della strada”, spesso digiuno di scienza, un giornale come Repubblica ha un impatto fortissimo! per questo avrei preferito un articolo “riparatore”, per smentire la ricerca…

    • Marco dice:

      l’uomo della strada non può sapere di scienza così tanto da poter capire se lo stanno fregando… su tutti i fronti, non puoi avere uomini della strada che capiscono se li stai fregando su (prendo gli stessi esempi del post e dei commenti, essendo io stesso un uomo della strada) transistor, omeopatia etc… pensiamo solo a come si possono, come detto, rigirare i dati di una statistica. Anche perchè un uomo della strada così sarebbe più un tuttologo che una massaia, operaio, impiegato delle poste etc. Vero anche, come mi ha fatto notare Sabrina, che ho fantasticato un po’ troppo, il sedicente esperto complottista potrebbe arrivare sempre. Cambio allora la mia risposta di prima con un: non si potrebbe trovare una figura intermedia che spieghi all’uomo della strada in modo semplificato che cosa stanno dicendo gli esperti? Questa figura intermedia potrebbe essere il giornalista del quotidiano di turno per esempio, preventivamente preparato per fare un lavoro simile e controllato dagli esperti stessi magari, o meglio da una gruppo di esperti scelti democraticamente da tutti gli esperti. Detta in parole povere… o meglio, detta da uomo della strada: non si può fare in modo che a spiegare la scienza sia gente preparata, e che se qualcuno scrive puttanate venga punito e trasferito ad altro incarico?

  • Giovanni Argento dice:

    certo, Marco, dovrebbe essere cosi’: giornalisti preparati che fanno da intermediari tra gli scienziati e il popolo.
    Ma, purtroppo, e’ una buona idea che ha rarissimi riscontri nella realta’. Proprio per questo abbiamo voluto creare OMG!Science!. La’ dove la stampa cattiva non vuole arrivare, la’ dove la scienza non riesce a comunicarsi in modo semplice, ci siamo noi. Puo’ suonare un po’ presuntuoso, ma io dico che provarci e’ il primo passo verso il successo.
    E il solo fatto di parlare con utenti, discutere, approfondire e quant’altro, significa che nel nostro piccolo ce la stiamo facendo almeno un pochino :)
    L’importante è pensare con le nostre teste!

    • Marco dice:

      Certo che ce la state facendo! :D
      In quanto al resto se ci pensi bene prima che una cosa venga realizzata ha quasi sempre pochissimi riscontri nella realtà, quello che mi chiedevo è se gli esperti possano in qualche modo “cazziare” i giornalisti, tipo scrivendo lettere ai giornali, o cercando qualche trasmissione TV dove gli si dia lo spazio per sbeffeggiare gli articoli “errati” come fate qui. O addirittura proporsi per scrivere direttamente gli articoli, visto che comunque i quotidiani mi sembra abbiano al massimo un articolo al mese di media che parla di scienza.

      Insomma fatevi coraggio, viviamo in un mondo (e paese) in cui a passare per paladino dell’informazione vera è un tizio doppiato in genovese con un costume rosso orrendo da pupazzo indefinito, che lavora per un notiziario scemo presentato da due comici scarsi, i quali devono parte del loro successo a due figure femminili il cui lavoro è mostrare il culo e sposare calciatori. Direi che a ‘sto punto tutto è possibile nel campo dell’informazione :D

      • Sabrina dice:

        O addirittura proporsi per scrivere direttamente gli articoli
        e secondo te io starei a mandare conti nella DDR se potessi fare della mia passione un lavoro e svolgerlo — che so — seduta in spiaggia?

        (in realta’ la tua stessa domanda l’ho fatta pure io a Giovanni un paio di settimane fa -_-” )

  • Giovanni Argento dice:

    purtroppo, gli esperti non hanno modo di cazziare i giornalisti. E credimi, io lo so bene (vedi pagina del “chi siamo”…) :)
    Non puo’ succedere anche per un semplice fatto: un giornalista non delegherebbe mai il suo prezioso lavoro a qualcuno che, secondo lui, non ha le basi per farlo. (pero’ scrive di argomenti sui quali non ha le basi lui… ma lasciamo stare, e’ un altro discorso).
    anche se gli scienziati scrivessero lettere ai giornali (e credimi, lo fanno!), non verrebbero quasi mai pubblicate. Primo, perche’ secondo i giornalisti fa notizia “la controversia”. e in una scoperta scientifica raramente c’e’ l’aspetto del gossip.
    Provate a rileggere le notizie scientifiche sui giornali: otto volte su dieci la controversia la si legge facilmente (vedi ad esempio gli articoli sui virus dell’apocalisse, o questo stesso tra razzismo e spazzatura).
    riguardo le trasmissioni tv… queste sono gestite da giornalisti. E a nessuno piace un saccente che ti dice: hei, la tua categoria lavora male, sbaglia sistematicamente.
    Riassumendo, finche’ l’informazione e’ in mano a una categoria, quella categoria si autoproteggera’ fino alla morte. Il giornalismo, secondo me, non fa eccezione (tranne casi rari).
    Riguardo allo scrivere direttamente gli articoli…
    e’ difficilissimo; un po’ perche’ molti scienziati non sanno scrivere/spiegarsi; un po’ perche’ i giornalisti potrebbero non capire il valore di una scoperta (che secondo loro non e’ una notizia); un po’ perche’ collaborare con un giornale e’ complicato dall’esistenza dell’ordine dei giornalisti; e un po’ perche’ i giornali sono restii ad accettare articoli da gente sconosciuta, pur brava che sia (fanno, come sempre, eccezione i volti noti come Veronesi, Remuzzi e simili).

    Insomma, se vogliamo uscirne dobbiamo fare tutto noi. Scrivere su blog come questo, diffondere i link il piu’ possibile, partecipare tutti insieme.
    Anzi, come sempre, vi esorto a due compiti importantissimi:
    mandate il link di OMG!Science! ai vostri amici e conoscenti! Chiedete loro di mandarci degli articoli! Solo cosi’, raggiungendo piu’ gente possibile, potremo essere certi di competere con la (dis)informazione scientifica che abbiamo avuto finora!

    :D:D:D

  • camilla dice:

    Un’altra soluzione della stampa cattiva potrebbe essere

    -Impedire ai giornalisti che non hanno basi scientifiche di prendere in mano la penna

    -Promuovere una sorta di peer-review tra giornalisti scientifici

    A quel punto accetterebbero di sentirsi dire da un loro collega e concorrente “hai sbagliato” e magari comincierebbero a sbagliare di meno.
    Giovanni nella tua esperienza hai mai provato a criticare il lavoro di un’altro giornalista in modo diretto o ad assistere a una critica di questo tipo?

    Oppure i giornalisti, come i medici, fanno fronte comune sempre e comunque alla “vivi e lascia vivere” (ovvero “sbaglia e lascia sbagliare”)?

    Comunque l’importante è continuare su questa strada: quella di OMG!Science!

    :D

  • Giovanni Argento dice:

    Camilla,
    non si puo’ impedire a qualcuno di scrivere: il diritto di cronaca e opinone è nella costituzione, ed e’ giusto che sia cosi’ :)
    Non si puo’ chiedere nemmeno ai giornali di non affidare certi argomenti a certe persone; hanno diritto di scegliere chi vogliono, e se – nonostante gli errori – vendono un sacco di copie, hanno diritto di continuare.
    Il putno che voglio sottolineare e’ che non dobbiamo agire sui giornalisti, ma sui lettori: se noi educhiamo i lettori a capire gli errori e a contrastarli, non compreranno piu’ i giornali che contengono robaccia; scriveranno commenti sprezzanti sui loro siti internet; e protesteranno quando gli articoli sono sbagliati.
    Se educhiamo i lettori alla scienza, educhiamo anche la divulgazione scientifica, in un circolo virtuoso che si auto-alimenta :)

    La peer-review tra giornalisti la trovo un po’ pericolosa; perche’, al contrario della scienza, non ci sono dati certi da controllare, ma opinioni; e si finirebbe per vederli litigare, o vederli scrivere certi articoli solo per ripicca/vendetta.
    Lasciamo che sia il popolo a decidere la qualita’ dell’informazione! Ma noi dobbiamodare loro gli strumenti perche’ possano giudicare da soli.

    Io critico (con tatto) gli errori dei colleghi quasi ogni giorno. e la risposta che ottengo, sconfortante, e’ “tanto, chi vuoi che se ne accorga a parte te?”.

    • camilla dice:

      Sono d’accordo con te che l’educazione verso il lettore sia l’arma vincente, ma mi chiedo con che coscienza un redattore capo affidi un articolo di argomento prettamente scientifico a un giornalista generalista, quando esiste un’associazione di giornalisti scientifici da cui attingere.

      Io non la vedrei come un ledere la libertà del giornalista generalista, se viene disincentivato (mi sto moderando :) )a scrivere di ciò che non sa.
      Anzi sarebbe dare una maggiore libertà di informazione e garanzia al nostro uomo della strada, che non dovrà farsi venire mille dubbi ogni volta che legge qualcosa.

      Ci sono giornalisti specializzati in economia, politica, cronaca nera, e allora perchè non migliorare?
      Perchè tanto nessuno se ne accorge, giusto?

      E comunque un giornalista scientifico in realtà avrebbe la possibilità di verificare se il collega ha scritto boiate, basta verificare la fonte, che è, o dovrebbere essere, pura scienza. Senza ovviamente andare a criticare eventuali opinioni espresse dal giornalista.

      Comunque mi rendo conto che è un mondo che conosco poco e forse sto sognando qualcosa di poco realizzabile.
      Probabilmente, come dici tu, è solo facendo nascere l’esigenza di maggiore qualità nel lettore che si potrà migliorare il sistema.