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Sperimentazione animale: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate? (parte III)

Prosegue l’analisi critica dell’opera antivivisezionista di Ruesch “L’imperatrice nuda”.
I link alle puntate precedenti li trovate in calce a questo stesso post.

Dopo aver elencato vari aneddoti (li definisco come tali perché Ruesch non ha mai fornito alcuna referenza) sulle atrocità perpetrate contro gli animali, ora l’autore si cimenta nella discussione riguardo a varie apparecchiature di laboratorio e alla sua personale visione della nomina dei premi Nobel e dei meccanismi di finanziamento della ricerca. In grassetto le frasi originali dell’opera di Ruesch, e in corsivo i miei commenti.

L’APPARECCHIATURA

Ogni nuovo esperimento, ogni tortura inedita, ispira legioni di vivisettori in altre parti del globo a provarle a loro volta, a procurarsi o perfezionare nuovi attrezzi. Oltre a tutta la gamma di vari “apparecchi di contenzione”, che formano il vanto di ogni laboratorio “bene attrezzato”, esistono congegni di particolare originalità, conosciuti col nome dei loro inventori.

C’è il Noble-Collip drum, centrifuga cilindrica di ferro galvanizzato con protuberanze interne, largamente usato dagli sperimentatori fin dal 1942, anno in cui venne ideata a Toronto da R.L. Noble e J.B. Collip e descritta dagli stessi inventori in Quarterly Journal of Experimental Physiology (vol. 31, N° 3, 1942, p. 187). Nelle parole dei suoi creatori, il suo scopo è «la produzione di shock traumatico sperimentale senza emorragie in animali non anestetizzati».

In questi tamburi rotanti a velocità regolabili, gli animali — di solito gatti o topi — vengono scagliati da una protuberanza all’altra. Alcuni gatti, con tutte le ossa infrante, sono morti dopo quattro, altri dopo cinque giorni di questa ininterrotta tortura. Ai topi che riuscivano a saltare da una protuberanza all’altra evitando cosi i colpi, gli inventori — si legge nelle loro relazioni — immobilizzavano le zampine con nastro adesivo.

L’articolo originale che descrive questo apparecchio, firmato dai suoi stessi inventori, è disponibile a questo collegamento.
Come si capisce già dall’abstract (il riassuntino all’inizio di ogni articolo scientifico), la necessità di studiare i parametri di shock in assenza di anestesia era dovuta al fatto che non si volessero perturbare i parametri di pressione sanguigna che invece venivano alterati dalle anestesie allora presenti. Questo è un articolo che discute la metodica: le eventuali applicazioni sono demandate ad altre pubblicazioni. Nell’abstract comunque si menziona l’istamina come molecola da stress. Essendo letteratura vecchissima (era il 1942!), molta non è disponibile online (oppure non trovo articoli perché non è una metodica particolarmente usata), non posso quindi dire se questo sistema abbia contribuito alla ricerca di farmaci antishock.
C’è qualche articolo in cui viene utilizzata in congiunzione alla risposta da irraggiamento: Nagler and Levenson (American Journal of Physiology 1968) la usano e vorrei sottolineare che già nel ’68 (cioè in piena guerra fredda e quando la sensibilità animalista era molto minore) ricorrono ad animali anestetizzati.
Vorrei sottolineare inoltre che è importante avere parametri standardizzati per la risposta da shock: se uno cade da un balcone o ha un incidente, magari apparentemente sta bene, ma in ospedale potrebbero accorgersi di parametri che indicano una situazione di shock che potrebbe degenerare.

p.s. Non ho trovato referenze su gatti: si parla di ratti, topi e cavie.


Poi c’è la Blalock Press, inventata dal dott. Alfred Blalock del celebre Istituto Johns Hopkins di Baltimora, per schiacciare gli arti dei cani senza rompere le ossa, esercitando pressioni varianti dai 250 ai 2.000 chili. E una ganascia simile alle presse usate all’inizio dell’arte della stampa, con un piano di ferro che scende sul piano corrispondente mediante un congegno di viti. Senonché i piani della Blalock Press non sono lisci, bensì provvisti di denti d’acciaio.

Non sono riuscito ad accedere all’articolo originale, comunque in Riccia et al. (J Clin Invest. 1945) si parla della procedura e viene anche fornito un diagramma. In questo articolo si discute dell’importanza del controllo delle condizioni ambientali per la riproducibilità dei dati. Ad ogni modo lo scopo della macchina era quello di quantificare i danni da mancato irroramento più o meno prolungato.
Nell’articolo (cioè già nel 1945) si aprla di animali anestetizzati. Voglio sottolineare che questo tipo di studi sono stati fondamentali per lo sviluppo della chirurgia della mano, infatti in questo tipo di interventi si lavora in circolazione sospesa (si usano anelli pneumatici) e quindi bisogna sapere esattamente quali pressioni usare, per quanto tempo… Di nuovo non si fa nulla di gratuitamente malvagio e se siete stati operati per fratture alle dita o per tunnel carpale dovete ringraziare anche questo sistema.

C’è la Ziegler Chair, descritta in Journal of Laboratory and Clinical Medicine (sett. 1952), inventata dal tenente James E. Ziegler del Corpo Medico della marina statunitense di Johnsville, Pennsylvania: ingegnosa sedia metallica che immobilizza le scimmie in qualsiasi posizione, anche a testa in giù, per un periodo di tempo che può durare anni.

L’articolo non è accessibile da nessuna parte, l’archivio del giornale non va così indietro e su PubMed è riportato solo il titolo: “A neurosurgical and multiple purpose monkey chair”. Quindi l’informazione dell’ “a testa in giù per due anni” non è verificabile (se uno argomenta deve fornire le prove di ciò che dice, no?)

C’è la Collison Cannula, che viene impiantata permanentemente nella cavità cranica, soprattutto di scimmie, gatti e conigli, per facilitare il ripetuto passaggio di siringhe, elettrodi, sensori e così via, nel cervello dell’animale pienamente cosciente. La cannula viene fissata all’osso con cemento acrilico ancorato mediante quattro viti di acciaio inossidabile avvitate nel cranio; dopo di che occorre dare all’animale una settimana di tempo per riprendersi, prima che possano iniziare gli esperimenti veri e propri, come descritto ad esempio in Journal of Physiology (ott. 1972).

“Collison+Journal of physiology+1972” in PubMed non fornisce alcun risultato. Ho anche guardato nei due numeri di ottobre in archivio nel Journal of Physiology e non c’è nessun articolo che citi il termine cannula nel titolo (però ammetto di non aver letto tutti gli articoli, ho solo controllato l’indice).
Di nuovo un’informazione per lo meno poco accurata o di difficile verifica da parte dell’autore.
Ho trovato alcuni articoli in cui viene usata la collison cannula per monitorare la secrezione di dopamine in correlazione con l’insorgenza e la stimolazione di tremori (Portig 1967). Per inciso, alterazioni dei livelli di dopamina correlano con tremori anche nell’uomo (morbo di Parkinson per esempio).
Per sottolineare quanto poco è stato accurato Ruesch nella stesura del testo, l’articolo a cui fa riferimento è di 5 anni più tardi (infatti, se si parla di una tecnica, va citato l’articolo in cui viene esposta per la prima volta). Comunque, anche qui si sono usati animali anestetizzati.

C’è l’apparecchio “stereotassico” Horsley-Clarke, ideato da Horsley e Clarke per immobilizzare i gatti durante l’incannulazione e l’inserimento di elettrodi nella cavità cranica,

Mancano referenze di giornale e data che rendono difficile reperire i dati.

per i soliti esperimenti sul cervello, che non hanno mai portato al minimo risultato pratico tranne quello di procurare il premio Nobel al prof. Walter R. Hess dell’Università di Zurigo, nonché importanti sussidi a svariati suoi colleghi in tutto il mondo.

Walter Hess ha scoperto il funzionamento del tronco cerebrale, che praticamente è responsabile di tutti  gli automatismi involontari del corpo. Dal mantenimento della temperatura, al movimento degli organi, alla respirazione… non proprio robetta. Per inciso, la morte da overdose di stupefacenti spesso altera i meccanismi del tronco cerebrale (o dei corpi carotidei) che diventa incapace di controllare la quantità di CO2 nel sangue e il soggetto muore perché perde la capacità di accorgersi che deve respirare. Questa scoperta ha reso possibile mantenere in vita pazienti in overdose mantenendoli in respirazione forzata.

Sarà bene ricordare che i premi Nobel in biologia, fisiologia e medicina vengono bensì consegnati dal re di Svezia ma vengono assegnati da commissioni di altri biologi, fisiologi o medici, i quali di solito o sono già stati similmente favoriti dai colleghi oppure si aspettano di essere ripagati con favori analoghi in futuro.

Su 853 assegnazioni (al 2012) gli svedesi sono stati premiati con il nobel 30 volte, ovvero nel 3.5% dei casi, il che non mi pare moltissimo. Inoltre non tutti i premiati fanno parte dell’Accademia di Svezia per cui quest’accusa di faziosità mi pare infondata. Secondariamente, la procedura di assegnazione del Nobel non funziona come indicato: l’Accademia richiede a persone esterne all’accademia ed esperte in materia di fornire delle candidature. Queste persone non possono candidare sé stesse ma qualcuno del loro campo di indagine. Queste candidature sono infine valutate dall’accademia. Ho conosciuto personalmente chi ha proposto la candidatura del Nobel per la medicina del 2009 e posso affermare con certezza che tra questa persona e la vincitrice del nobel ci sia stata una feroce competizione accademica per decenni.

Quanto agli “scienziati” che raccomandano sussidi statali per colleghi in vena di esperimenti animali, essi hanno a loro volta già ricevuto sussidi grazie ai loro raccomandati, oppure se li aspettano. Indubbiamente, lo smaliziato lettore italiano avrà già afferrato il funzionamento del sistema.

La maggior parte della ricerca in animale è sostenuta da privati e non si basa su sussidi statali. Semplicemente perché di solito la ricerca in animale è più finalizzata della ricerca di base (che viene di solito svolta nelle università) e la ricerca di base, se può essere fatta con sistemi meno costosi, viene fatta con sistemi meno costosi dato che i fondi pubblici sono meno di quelli delle compagnie farmaceutiche.
Si badi bene: non voglio dire che non ci sia ricerca in animale finanziata con soldi pubblici, ma è una componente minoritaria.

Secondariamente, in un orizzonte di finanziamento pubblico esiste molta più competizione tra laboratori che quindi non si fanno favori a vicenda:
1) I laboratori accademici devono pubblicare i loro risultati, perché è così che si valuta chi finanziare e chi no. Questa procedura fa sì che tutti i laboratori di un determinato settore sappiano esattamente chi sta facendo cosa e chi è in diretta competizione in un determinato ambito.
2) La procedura di pubblicazione prevede che il lavoro venga valutato da esperti in materia esterni al laboratorio (e all’istituzione cui il laboratorio fa parte) e gli unici esperti sono quelli che lavorano sulle stesse cose per cui sono i diretti competitori (di fatto è un sistema in cui si fanno le pulci al proprio avversario).
3) L’orizzonte finanziario a disposizione non è abbastanza per coprire i costi di ricerca di tutti, per cui c’è forte competizione: non ci si fa favori perché favorire qualcuno significa ridurre la quantità di risorse a disposizione per se stessi.

Questo per quanto riguarda il sistema pubblico. La ricerca in azienda si muove in modo diverso: l’Healthcare Economist stima che lo sviluppo di un farmaco (dato 2010) costi circa un miliardo di dollari. Si noti che l’Italia nel 2009 ha dichiarato un PIL di 1207.88 miliardi di euro e l’investimento in ricerca (in totale per cui anche ingegneria, scienza dei materiali, fisica nucleare, geologia…) è stato 0.69% del PIL, ovvero 8,3 miliardi. Quindi, facendo finta che l’Italia spenda tutto in ricerca medico-farmaceutica, il suo investimento è circa 10 farmaci all’anno. Siccome ovviamente non c’è una percentuale di successo del 100% nello sviluppo di un farmaco, le compagnie farmaceutiche sviluppano decine o centinaia di farmaci in parallelo (e solo pochi arrivano alle ultime fasi di sviluppo in animale e umano che fanno lievitare enormemente i costi) per cui fatevi voi due conti.

Vorrei anche concludere dicendo la sperimentazione in animale non è affatto un business per le compagnie farmaceutiche, è una spesa per garantire che il prodotto che vendono funzioni e sia sicuro. Sostenere che è un business è come dire che per voi è un business pagare il costo della revisione della vostra macchina (che è una cosa obbligatoria per garantire che la vostra macchina possa circolare senza mettere a rischio la vostra vita e la vita degli altri).
Ovvero chi lo afferma non capisce di cosa parla.

Continua…

 

 

Parola di Zarathustra

 

Sperimentazione animale: l’Imperatrice è nuda o è rivestita di vaccate?
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Scritto da Zarathustra Pubblicato il 9 maggio 2012

 

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8 Commenti »

  • Doriano Brogioli dice:

    Caro Zarathustra,
    provo a dare altri elementi per allargare la visione della situazione della sperimentazione animale.

    1) Ci sono delle norme sulla sperimentazione animale, che alcuni rispettano, e sicuramente anche Zarathustra. C’e’ pero’ anche un grande “sommerso”, esperimenti illegali fatti “di nascosto perche’ se quelli lo vengono a sapere sai che casino”. Colpa anche di “quelli che fanno casino” se fanno di nascosto, ma soprattutto colpa di quelli che fanno le cose di nascosto illegalmente. Magari tu no, ma non posso credere che, se sei dell’ambiente, non sai che l’illegalita’ e’ la norma e non l’eccezione.

    2) Piu’ ancora delle norme, servirebbe il concetto del “rispetto” per la vita animale. Cosi’ come per la vita prima della vita, e qui sto parlando degli embrioni umani. Non si dovrebbe “giocare” ne’ con i primi ne’ con i secondi. Ma anche qui, lo sai meglio di me, questo concetto di rispetto e’ spesso violato.

    3) Non ci sono solo gli esperimenti per la prova dei farmaci. C’e’ la ricerca vera e propria. Da quello che vedo io nel panorama generale della ricerca (non in bio o medicina intendo, ma nella scienza), almeno nove studi su dieci sono pu****ate colossali. Scusa ma non mi viene in mente un termine adeguato. Fanno gli esperimenti, mettono da parte i dati, pubblicano di fantasia. Allora, estrapolo che almeno nove animali su dieci sono stati maltrattati inutilmente. Faccio l’esempio della scimmia a cui e’ stata asportata la testa per attaccarla al corpo di un’altra. Lo sperimentatore ci informa che la testa trapiantata mostrava di essere “viva”, e diceva che questo poteva servire per i tetraplegici a causa di lesioni di midollo spinale. Quell’idiota non aveva capito che quello era proprio il punto su cui non era stato in grado di dare un contributo. Immagino che Zarathustra non abbia intenzione di difenderlo!

    Ciao a tutti,
    Doriano

    • Theodore dice:

      Scusate l’intromissione, eh…
      La prima obiezione è accomunabile in un macrosecondo al proibizionismo sulla droga: davvero impedire a ricercatori alla luce del sole di sperimentare in animale perché “c’è l’illegale” dovrebbe fermare la sperimentazione illegale, guardando i numeri dei consumi di droga e profitti stimati delle mafie, nell’ultimo secolo?

      Per il resto, servirebbero prove: c’è chi dice pure che aerei militari spargano scie di solfato di bario, a gigabyte di watts per di più. O chi dice che gli Ebrei siano in combutta con un popolo alieno per il controllo della Terra. Ma non hanno delle prove effettive, come Hans Ruesch ne ha avute poche, male utilizzate e nemmeno esplicitate nel suo “pamphlet”. L’illegale c’è per tutto, si dovrebbe sempre deplorare, ma fermare il legale perché c’è l’illegale… bah!

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